I genitori giustamente chiedono alle istituzioni un supporto al fine di permettere ai propri figlioli con disabilità, di condurre una vita serena e dignitosa sin da piccolissimi.
Onestamente, trovo che si continui “un discorso tra sordi” fra le diverse istituzioni e fra le famiglie e le stesse istituzioni.
Istituzioni intese come i servizi sanitari, che offrirebbero al portatore di handicap cicli di terapie riabilitative, finalizzate a potenziare e mantenere tutte le abilità cognitive, psichiche e motorie.
Poi c’è l’istituzione Scuola.
L’ultima delle tantissime notizie che accusano una scarsa assistenza da parte della Scuola, nei confronti di una ragazzina di 14 anni che ancora non parla, non scrive, ecc…mi fa chiedere se finora non sia mai stata seguita da specialisti a livello riabilitativo e rieducativo!
Se a 14 anni ancora non parla, non scrive e presenta delle notevoli difficoltà cognitive, psichiche, strumentali e motorie (facendo un discorso sulle possibili situazioni, non mi riferisco solo al caso citato) “a monte” ci deve essere stata una presa in carico appunto dal Servizio Sanitario con tanto di valutazioni neuropsichiatriche e iter riabilitativi da logopedisti, fisioterapisti, psicomotricisti più, intervento integrato psicologico pure per sostenere la famiglia.
La ragazzina in questione, di 14 anni, se ancora non “parla e non scrive” e presenta anche altre problematicità, o è stata abbandonata a livello riabilitativo, oppure, il lavoro finora fatto con specialisti e non insegnanti, le ha permesso di raggiungere degli obiettivi minimi appunto per il critico quadro clinico che presenta.
La madre chiede che la Scuola insegni alla figliola a parlare e la lettoscrittura; per carità di Dio, umanamente posso anche comprenderlo pure come mamma.
Come specialista nel settore rieducativo e riabilitativo però molto meno.
Arrivo al “nocciolo” di tutto il discorso che ho avviato: sarebbe a questo punto necessario fare una “mappatura” per capire in ogni Regione d’Italia quali sono i sostegni concreti che offrono ai bambini (e agli adulti) con disabilità di qualsiasi natura e gravità.
Sostegno concreto, inteso come interventi riabilitativi tempestivi sin dalle prime settimane di vita, se la disabilità è dalla nascita.
Una “rete” che non abbandoni le famiglie, pure offrendo loro un sostegno non solo economico grazie ad esenzioni, ecc; pure psicologico per accompagnare la genitorialità della mamma e del papá, poi in età scolare permettere inserimenti scolastici, monitorati dagli specialisti che hanno in cura il ragazzino.
Personalmente, viste le diverse esigenze di chi possiede quadri clinici complessi, sarei a favore dei Centri Diurni per bambini e ragazzini (età prescolare e scolare) al fine di avviare “il lavoro grosso” a livello rieducativo e riabilitativo grazie a educatori specializzati e terapisti. Così non c’è rischio che i ragazzini non si presentino a scuola senza sapere parlare, nel caso ci sia anche una possibilità minima di recupero. Dall’adolescenza, poi si può soprattutto intervenire sul mantenimento delle abilità precedentemente acquisite. Gli inserimenti scolastici, grazie agli insegnanti di sostegno, anche monitorati e guidati dagli specialisti qui citati.
Centri Diurni aperti al mondo esterno, così ben strutturati dove si possono offrire attività extra scolastiche anche per tutti i coetanei di questi ragazzini con disabilità. Chessó? Un doposcuola? Un Centro Estivo? ecc…
Nulla che possa far rievocare le vecchie e tristi strutture che “sapevano di malato”!
Altrimenti, chiedere che la Scuola, con le competenze che non possono avere gli insegnanti, pure di sostegno (ma non sono terapisti), riabiliti una ragazzina che ancora non parla, non scrive e non legge… più tutto ciò che deriva dal suo stato personale, onestamente mi sembra un continuo “discorso tra i veri sordi”: le diverse istituzioni e pure i famigliari che non capiscono i limiti strutturali dei docenti per la loro formazione.