Disabilità

Disabilità sensoriale, serve il sostegno o l’assistente alla comunicazione?

La questione è di natura pedagogico-didattica. Un alunno che avesse una disabilità puramente sensoriale ma non cognitiva, dovrebbe comunque fare ricorso al sostegno o per lui/lei sarebbe sufficiente un ausilio sul fronte della comunicazione?

Il tema è divisivo, in quanto tendenzialmente le famiglie o la scuola stessa preferiscono non privare il ragazzo della figura dell’insegnante di sostegno, ma non pochi educatori ritengono che il sostegno, laddove non vi siano difficoltà cognitive, spesso rallenti la crescita dell’alunno con deficit sensoriale sul fronte dell’acquisizione dell’autonomia necessaria al suo progetto di vita.

In redazione, ad esempio, ci sono giunte informazioni circa ragazzi con deficit sensoriali che nel corso dell’anno scolastico passato, in piena DaD, avendo in molti casi fatto a meno dell’insegnante di sostegno, hanno mostrato notevoli progressi e scatti di crescita in termini di saper fare da sé, che in aula non erano riusciti a compiere.

Una situazione che andrebbe valutata caso per caso, per fare sì che un eccesso di aiuto non diventi un ostacolo all’inclusione più che un vantaggio. Nell’ambito del lavoro sul progetto educativo personalizzato (Pei), il Glo – Gruppo di lavoro – per ogni ragazzo con deficit sensoriale dovrebbe porsi questo genere di interrogativi e valutare se per il benessere dell’alunno siano sufficienti solo un facilitatore della comunicazione e una fornitura di materiali didattici e supporti speciali, previsti dalla Legge 104.

Chi sono i disabili sensoriali

Ma ricordiamo chi sono i disabili sensoriali. Secondo la Legge 104/92 la disabilità sensoriale comprende le due disabilità principali di sordità e di cecità.

Chi è l’assistente alla comunicazione

Quanto all’assistente alla comunicazione, si tratta di un operatore socio-educativo che affianca l’alunno con disabilità con funzione di mediatore e di facilitatore dell’apprendimento, dell’integrazione, della relazione, grazie a strategie e modelli della comunicazione, quali, ad esempio, la lingua dei segni (Lis). Parliamo quindi di una figura complementare all’insegnante di sostegno e all’insegnante curriculare, con funzioni distinte, finalizzate sempre al raggiungimento degli obiettivi previsti dal progetto individuale e dal Pei.

Carla Virzì

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