Gli strascichi del Covid nella condizione psicologica degli studenti si fanno ancora sentire, a quattro anni dallo scoppio della pandemia. Come riporta La Repubblica, alcuni dirigenti scolastici hanno fatto notare che quest’anno sono frequentissime le crisi di panico tra studenti.
L’allarme è arrivato da una studentessa di un liceo bolognese che in questi giorni, durante l’occupazione ha affermato che da loro succede quasi ogni giorno.
“Capita di chiamare l’ambulanza, ma non certo spesso: una volta ogni due settimane potrebbe essere un dato verosimile. Abbiamo casi di crisi di ansia, ragazzi in cura per problemi ansioso-depressivi – ha osservato il dirigente scolastico – è una realtà con cui la scuola si deve confrontare. Da quest’anno le psicologhe sono passate da una a due, abbiamo un servizio di ascolto coordinato da un nostro docente. Ci sono anche due studenti che hanno il compito di intercettare il bisogno dei compagni in uno scambio alla pari”.
“Un paio di volte al mese l’ambulanza può arrivare”, ha spiegato un’altra dirigente. “Quando arrivano i ragazzi con crisi d’ansia prima proviamo a farli respirare in un sacchetto, come ci hanno insegnato, poi però se l’iper-ventilazione non passa chiamiamo il 118”.
“Per noi – ha ammesso un’altra preside – questo è l’anno in cui verifichiamo maggior difficoltà nella gestione del disagio. Non solo crisi di ansia, ma anche episodi di autolesionismo. Anche noi abbiamo uno sportello psicologico, ma almeno 4-5 volte dall’inizio dell’anno l’ambulanza è arrivata”.
“Io credo che c’entri il tema della prestazione – osserva un’altra dirigente – anche in una scuola come la nostra che non valuta la semplice prestazione. Non ho numeri esatti, ma è successo anche questo mese di chiamare il 118. E comunque con gli attacchi di panico, le crisi di ansie in tutte le loro sfumature, ci confrontiamo quasi quotidianamente. Abbiamo un servizio di ascolto, appositamente formato, però a volte l’apporto specialistico diventa necessario”.
Il tema del disagio psicologico è quanto mai attuale. Già l’anno scorso i ragazzi in occupazione, in molte scuole italiane, hanno sollevato questo problema. Ad aprile scorso c’è stata una vera e propria ondata di occupazioni nel capoluogo dell’Emilia-Romagna e dintorni.
In particolare gli studenti del Bassi, hanno scritto un loro “Manifesto”, come riporta Il Corriere della Sera. “La scuola, che dovrebbe essere un luogo libero e sicuro, dove sentirsi nella posizione di potersi esprimere, scoprire e sviluppare il proprio potenziale, diventa per noi studenti e studentesse causa di un eccessivo disagio psicologico — scrivono i rappresentanti del collettivo Laura Bassi — In primo luogo, il sistema valutativo attuale non prende in considerazione la crescita personale e l’effettivo apprendimento degli studenti. I docenti riversano sugli studenti ansia e stress, in quanto obbligati dalla necessità di avere un numero di valutazioni entro tempi brevi e prestabiliti, ma anche da programmi delineati e serrati. E così, gli studenti sentono il peso di aspettative asfissianti”.
Gli studenti in protesta, che hanno chiesto a gran voce l’attivazione della carriera alias, hanno proposto l’attivazione di corsi formativi per i docenti affinchè siano preparati a gestire stati d’ansia e di panico degli studenti, ma anche l’inserimento a scuola di psicologi esterni.
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