La giornalista e conduttrice Francesca Fialdini, che si occupa da tempo di giovani e di disturbi alimentari anche andando nelle scuole a parlare con gli studenti e sensibilizzare sul tema, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera in cui ha cercato di comprendere le cause del malessere interiore di molti ragazzi.
Fialdini si rifiuta di addossare tutta la colpa ai social e alle tecnologie: “Le disfunzionalità dei giovani sono solo colpa dei social? No, ed è un peccato che spesso la comunicazione addossi la responsabilità dei disagi dei ragazzi al mondo virtuale, quando andrebbe invece cercata altrove. Stiamo sbagliando. Dando la colpa ai social spostiamo il focus della comprensione del fenomeno e questo non ci aiuta certo a trovare soluzioni”.
Da cosa partire? Ecco cosa pensa: “Non da cosa fanno i giovani, ma dal perché agiscono in un determinato modo. Se andiamo ad indagare le ragioni magari spuntano dipendenze, droga, scuole e istituzioni che non funzionano e certo, anche i social. Ma non basta: proviamo a chiederci cosa sbagliamo noi e che relazioni siamo stati capaci di creare con i ragazzi. Perché sono le relazioni che contribuiscono a creare le identità, i desideri e gli orizzonti delle persone”.
Un ruolo importante è ricoperto dai genitori e gli adulti di riferimento: “Quando un genitore vede un figlio soffrire farebbe di tutto per aiutarlo a stare meglio, ma spesso fa fatica a guardarsi dentro soprattutto se è obbligato a mettersi in discussione. Guardare i propri errori fa male. Anche noi siamo adulti fragili, il disagio giovanile si inserisce in un contesto difficile per tutti. Ci sono ricerche che dimostrano che i ragazzi cominciano a soffrire quando si sentono inadeguati al diventare cittadini adulti e felici. Per esempio quando il lavoro diventa precario, i mutui sono inaccessibili, crearsi una famiglia sembra un desiderio irrealizzabile… le disfunzionalità, insomma, non sono solo relazionali ma anche politiche ed economiche. A volte, oggettivizziamo i nostri figli: più che persone, diventano cose che devono soddisfare i nostri desideri e le nostre aspettative. Più in generale,che noi adulti non sempre siamo all’altezza del ruolo che ci diamo”.
“Sfatiamo anche un altro luogo comune: che sia colpa della pandemia. Dopo il Covid abbiamo scoperto che i giovani stanno male, ma non è possibile che si siano tutti ammalati in quei mesi. La vera domanda da porci è: da dove arriva questo disagio, quando è iniziato? E torniamo al punto precedente”, ha concluso.
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