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Disciplinare: Flc “scopre” che la legge Madia peggiora il decreto Brunetta

Il decreto Madia peggiora le disposizioni in materia disciplinare introdotte nel 2009 dal ministro Renato Brunetta: l’impietoso giudizio arriva dalla Flc-Cgil che, per la verità, finora non si era ancora pronunciata sul decreto stesso (il n. 75 del 25 maggio 2017).
Sul tema, la nostra testata era invece intervenuta già diverse volte proprio per sottolineare i cambiamenti introdotti con la riforma Madia.

Peggioramento del decreto Brunetta?

Per comprendere il motivo per cui si parla di “peggioramento” bisogna fare un passo indietro e spiegare come si è svolto finora il procedimento disciplinare.
Una regola importante, introdotta proprio dal ministro Brunetta, prevedeva che un ritardo in uno degli atti di cui è formato il procedimento comportava automaticamente la nullità dell’intero procedimento. Per esempio: contestare gli addebiti oltre il ventesimo giorno dai fatti contestati significava mettere a rischio il procedimento e spesso chi ricorreva contro “vizi” procedurali di questo genere otteneva ragione dal Giudice del Lavoro.
Negli ultimi anni, in effetti, le “vittorie” di docenti e Ata nelle aule di tribunale si sono moltiplicate tanto da convincere il Dipartimento della Funzione Pubblica ad assumere qualche iniziativa per porre un argine alle sconfitte in tribunale.
Ed è così che con il decreto Madia  è stato introdotto un principio innovativo e risolutivo: eventuali ritardi o “imperfezioni” nella procedura non comportano di per sé la decadenza della azione disciplinare a meno che non sia stato compromesso in modo irrimediabile il diritto di difesa del dipendente.

Meno possibilità di impugnare le sanzioni

Le conseguenze sono chiare: errori e ritardi non implicano la nullità degli atti con il risultato che docenti e Ata avranno a disposizione meno strumenti per impugnare le sanzioni comminate.
“Questo impianto sanzionatorio molto poco garantista – sottolinea la Flc-Cgil –  è manifestamente incompatibile con l’esercizio della libertà di insegnamento e del diritto all’apprendimento previsti dall’ordinamento scolastico italiano e garantiti dalla Costituzione.  Ne consegue che questa norma – sbagliata e inopportuna – determinerà inevitabilmente la crescita del contenzioso legale”

La protesta della Flc-Cgil

Il sindacato di Sinopoli di dichiara deciso a “contrastare tali norme che riteniamo contrarie, oltre che al buon senso, soprattutto ai principi costituzionali e al Testo Unico sull’Istruzione (DLgs 297/94)”.
Nel concreto Flc-Cgil ritiene che i problemi posti dal decreto Madia potranno essere superati con il contratto collettivo nazionale di lavoro definendo “strumenti ed organismi a garanzia della libertà di insegnamento”.
Per ora, però, non è del tutto chiaro in che modo si potrà ottenere questo risultato, dal momento che le norme attuali consentono ai contratti nazionali di intervenire sulle sanzioni ma non sulle procedure.

 

Reginaldo Palermo

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