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Discipline d’insegnamento: quale uso formativo?

Lo scopo dell’incontro è stato quello di fare conoscere ai docenti le possibili strategie didattiche attraverso l’analisi di alcune materie di insegnamento, esplorandone la valenza formativa nella progettazione del curricolo per competenze.
Relatori dell’incontro i prof.: Giorgio Cavadi, Anna Maria Di Falco, Salvatore Distefano, Elio Marotta, Giovanni Morello, Loredana Smario.
Il convegno è stato aperto dal dirigente scolastico del liceo catanese, prof. Raimondo Lucio Marino, che ha portato i saluti di tutti i docenti e del personale del Cutelli, mentre il compito di moderare e coordinare gli interventi al prof Carmelo Morello, vice direttore della prestigiosa rivista.
Seguendo per certi versi l’ordine degli scritti sulla stessa rivista, anche il convegno ha avuto uguale procedura, per cui al prof Elio Marotta il compito di illustrare il fine e l’obiettivo non solo dell’intero dossier, ma anche le attese formative nel delicato lavoro dei docenti.
Centrale per la professione, la conoscenza della propria disciplina e della sua struttura, senza le quali è difficile selezionare gli elementi fondanti per la crescita culturale dell’allievo; una analisi dunque che ne esplora anche, e soprattutto, la sua valenza formativa nel progetto complessivo che è poi il “curricolo”. In ogni caso, ha concluso Marotta, non esisterà mai una ricetta giusta per essere un buon docente.
E proprio dal “curricolo per competenze” ha preso le mosse l’intervento della prof Loredana Smario per arrivare alla loro certificazione, in cui esse però siano anche una opportunità per promuovere conoscenze e abilità. Una lucida analisi del curricolo d’italiano, illustrato per slide, ha poi condotto alle grandi nozioni di competenze comunicative.
Un “colloquio con gli antichi” ha invece aperto la preside Anna Maria Di Falco, per la quale è fondamentale fare comprendere agli alunni la straordinaria valenza formativa delle “lingue e culture” classiche, greco e latino, suscitando in loro curiosità e interesse, per cui tre sono le ragioni che ne rendono necessario lo studio: la valenza storico culturale, quella linguistica e quella comunicativa.
Ambiguità filosofica della filosofia? Andiamoci piano, ha poi dissertato il prof. Salvatore Distefano, per cui a seconda dell’interlocutore essa è presentata o inutile o alla base del pensiero stesso, come dimostra la grande ricerca che l’uomo, fin dalle sue origine, ha posto come interrogativo di sé. L’interesse del docente va dunque posto all’ambito metodologico, in particolare all’organizzazione e all’effettuazione della lezione.
Storia solo di guerre? Nulla di vero. La storia è anche storia di pace e di sviluppo, ha sostenuto nel suo intervento il preside Giorgio Cavadi. Storia fra l’altro che si riconosce e si integra anche con nuove storiografie: demografia, meteorologia, sociologia e altre. Qual è allora il punto? Bisogna insistere sulla motivazione alla conoscenza di eventi e situazioni, che scaturisca da un interesse diretto e personale dello studente rispetto alle conoscenze oggetto del percorso scolastico. Motivazione che viene se gli alunni percepiscono che le attività e i compiti scolastici sono direttamente legati a interessi, esigenze e obiettivi personali.
Alcuni interventi da parte dei docenti presenti nell’aula magna del Cutelli, a cui i relatori hanno puntualmente risposto, ha concluso l’interessante presentazione del dossier di didattica della rivista Scuolainsieme, argomento, bisogna dirlo, che troppo spesso manca nel dibattito culturale della scuola, benché tutto il lavoro dei professori ruoti attorno a essa.

Pasquale Almirante

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