“Rete senza fili” è un progetto che coinvolge cinque regioni: Sicilia, Marche, Piemonte, Toscana e Veneto che hanno avviato una riflessione scientifica, insieme all’Istituto superiore della Sanità, sulle dipendenze da Internet dei ragazzi e l’utilizzo delle moderne tecnologie.
A tale scopo, dicono i promotori, secondo quanto si legge su vita.it, è stato implementato un modello di intervento socio-educativo e laboratoriale che vuole contrastare le nuove forme di dipendenza da Internet, formando 500 insegnanti e avviando una metodologia attiva e partecipata, il cui obiettivo è promuovere il senso di consapevolezza nell’uso delle tecnologie digitalimigliorando le capacità e le competenze (life skills) dei ragazzi e favorendo l’accesso dei soggetti a rischio ai servizi sociosanitari. Traguardo che si vuole arrivare a tagliare grazie a cinque specifici laboratori.
“Uno è, per esempio, su cosa veicolare di sé e della parte più privata- spiegano i promotori- che vuol dire sapere quale uso viene fatto delle fotografie che si postano con tanta facilità. Poi c’è il laboratorio sulle fake news, le parole ostili, l’hate speech, il bullismo e il cyber bullismo; quindi, un altro percorso che ha due dimensioni, una delle quali è il making e gaming, consistente nel dare agli studenti la possibilità di montare e smontare un computer. Vince la squadra che rimette insieme tutti i pezzi del pc e lo accende in breve tempo. Un’occasione per scoprire parti essenziali di uno strumento a molti sconosciuto”.
Attraverso poi la formula del gioco di squadra i ragazzi, con il laboratorio di “technology museum e stories” possono osservare i reperti relativi alla comunicazione nel Museo della tecnologia, che sorge in uno spazio del ‘U.O.E.P.S.A. dell’ASP di Catania, grazie a un’attività di stories che li stimola a realizzare dei video e discutere sulle opportunità e rischi legati alla condivisione di immagini on-line.
Ragazzi dell’era digitale, per i quali il computer potrebbe pure essere uno strumento preistorico, sostituito dai telefonini, per cui un progetto di recupero del passato digitale potrebbe avere il valore di connetterli al loro passato, fondamentale per capire tutto ciò che hanno oggi in mano.
“Il museo tecnologico, per esempio, ha quatto sezioni significative da questo punto di vista: la videoscrittura dove, per esempio, trovano le macchine per scrivere, poi la telefonia, la fotografia, la musica e il cinema. Hanno così modo di vedere l’evoluzione dal grande al piccolo, dal meccanico al digitale, trasformando tutto in un’esperienza intensa e totalizzante”.