Come ha scritto ieri sera su X il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha inviato alle scuole una circolare, datata 6 dicembre, con la quale si invitano i docenti leggere il discorso di Gino Cecchettin, il padre della povera Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, pronunciato nel corso del funerale della figlia, che ha avuto luogo a Padova lo scorso 5 dicembre.
“Le istituzioni scolastiche partendo dalle parole di Gino Cecchettin potranno organizzare, nella loro autonomia, momenti di riflessione e di approfondimento sul significato del discorso e sull’ affermazione della cultura del rispetto”, ha scritto il ministro, che aveva subito accolto la proposta del presidente del Veneto Luca Zaia.
Proprio oggi, 7 dicembre, alle 13,30, Valditara interverrà alla Camera dei Deputati presso l’Aula del IV piano di Palazzo San Macuto, in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, svolgendo un’audizione.
Ecco le parole di Valditara: “Intervengo con grande piacere in questa sede. Il tema mi sta molto a cuore. Si tratta di un tema su cui dobbiamo fare di più. Vorrei esordire con qualche precisazione. La scuola ha una finalità educativa, interviene sui processi culturali e ha una fondamentale rilevanza proprio perché contribuisce a modellare la cultura a cui si ispira la società”.
“Da questo punto di vista è importante evidenziare perché è iniziata l’iniziativa ‘Educare alle relazioni’. L’iniziativa non nasce all’indomani dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Nasce da una riflessione conseguente da alcuni fatti di violenza che hanno occupato le cronache (Palermo e Caivano). La presentazione del nostro progetto e del protocollo sottoscritto con i ministri Roccella e Sangiuliano è stata fatta in occasione del 25 novembre”.
“La nostra riflessione vuole sradicare la cultura maschilista ancora residua nella nostra società. Il problema della violenza sulle donne è diffuso non solo in Italia ma anche in Paesi avanzati dal punto di vista sociale. La nostra riflessione mira a incidere sugli aspetti culturali della società in modo ampio. Bisogna tenere sempre presente come intendiamo intervenire”.
“Innanzitutto sulle materie disciplinari, partendo anche dalla scuola primaria. Abbiamo deciso di porre attenzione alla cultura del rispetto. C’è l’idea in via sperimentale di far dialogare i ragazzi. L’idea mi è venuta partendo dal peer tutoring, dall’esperienza universitaria. Ritengo che il coinvolgimento dei ragazzi che prendono consapevolezza e della possibilità di modificare atteggiamenti con un moderatore che sarà un docente della classe, che sarà retribuito. La retribuzione è importante per incoraggiare i docenti. Abbiamo stanziato 15 milioni di euro per queste retribuzioni. I docenti saranno anche adeguatamente formati”.
“I docenti faranno da moderatori, non saranno lezioni dalla cattedra. Si tratta di una prima vera applicazione delle linee guida ‘Educare al rispetto’ avviate nel 2016. Il tutto fa parte di una più ampia visione di scuola. La scuola deve educare al rispetto, proprio perché la nostra scuola mette al centro la persona, per la valorizzazione della persona”.
“Come saranno formati i docenti? Li formerà Indire, lo svolgimento della formazione avverrà sulle 30 ore e valorizzerà l’autonomia delle singole scuole. Abbiamo fatto una consultazione ampia che ha coinvolto tutto il mondo della scuola, studenti, docenti, genitori, sindacati. Le scuole potranno poi coinvolgere altre realtà”.
“L’iniziativa vuole svuotare quello stagno di cultura e di violenza che arriva in alcuni casi al femminicidio. Il messaggio forte deve essere quello di una società fondata sul rispetto, che elimini dai rapporti relazionali qualsiasi tipo di discriminazione, di violenza anche verbale e culturale. Non possiamo accettare una impostazione sociale che vede la donna secondaria rispetto al ‘primato’ del machista di turno”.
“L’altro obiettivo che ci siamo prefissi è quello di rendere edotti i giovani delle conseguenze dei loro comportamenti. Il giovane non si rende conto che certi comportamenti sono penalmente rilevanti. Occorre avere la consapevolezza che assumere un atteggiamento improprio, non fermarsi di fronte ad un no ha delle conseguenze”.
“La finalità è quella di sradicare la mentalità machista, che offende il principio del rispetto. Aggiungo che ho affidato l’attuazione del progetto a tre donne e credo che questo sia un segnale di attenzione verso un’esigenza forte”.
Ecco le risposte di Valditara alle domande che gli sono state poste: “Il docente moderatore potrà portare in classe gli esperti che vorrà. Anche i centri antiviolenza potranno essere coinvolti”.
“Abbiamo specificato nelle linee guida che al termine dell’anno le scuole, i presidi, dovranno fare una narrazione, un riassunto delle attività svolte. Coinvolgimento della scuola dell’infanzia? Sono d’accordo. Ribadisco che il percorso si sviluppa su varie linee: l’educazione alla cittadinanza, il discorso delle materie disciplinari”.
“Questo percorso, ribadisco, è nato ad agosto. Per quanto riguarda il discorso dei materiali di studio, va allargato il più possibile. Auspichiamo il coinvolgimento di psicologi e pedagogisti”.
Ecco il discorso integrale del padre di Giulia Cecchettin: “Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile. Ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio tutti quelli che si sono stretti attorno a noi. Il vostro sostengo è quello di cui avevamo bisogno in queste settimane terribile. Grazie al vescovo, alle forze dell’ordine e a tutte le istituzioni”
“Giulia era come l’avete conosciuta, allegra e felice, una giovane donna, mai sazia di imparare. Dopo la perdita della mamma ha abbracciato la famiglia, lei si è guadagnata anche il titolo di mamma. Era già una combattente, tenace nei momenti di difficoltà e il suo spirito indomito ha ispirato. Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, come può accadere tutto questo. Come è potuto accadere a lei?”, si chiede l’uomo”.
“Difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione di chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui non siamo d’accordo non aiuta ad abbattere la barriere”.
“Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini: parliamo agli altri maschi, per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte, facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell’altro.”
“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell’altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare. La scuola ha un ruolo fondamentale. Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”.
“Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio. Grazie per questi 22 anni.”
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