Oggi, martedì 5 dicembre, alle ore 11.00 è stato celebrato nella basilica di Santa Giustina Padova il funerale di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa lo scorso 11 novembre, per il cui omicidio è accusato l’ex fidanzato Filippo Turetta. A prendere parola alla fine della funzione religiosa il padre, Gino Cecchettin, che ha letto un discorso davvero toccante.
Come riporta l’agenzia Agi, il presidente della regione Veneto Luca Zaia, che era presente al funerale, ha fatto una proposta: “A scuola bisogna far leggere come momento di riflessione l’intervento che ha fatto il papà di Giulia. Sarebbe un bella cosa”.
“Il Veneto non ti dimenticherà, e la tua vicenda sarà il punto di partenza per una nuova cultura di rispetto a partire dai giovani, come ha chiesto il tuo papà oggi in chiesa”, ha aggiunto su X Zaia.
“Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile. Ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio tutti quelli che si sono stretti attorno a noi. Il vostro sostengo è quello di cui avevamo bisogno in queste settimane terribile. Grazie al vescovo, alle forze dell’ordine e a tutte le istituzioni”
“Giulia era come l’avete conosciuta, allegra e felice, una giovane donna, mai sazia di imparare. Dopo la perdita della mamma ha abbracciato la famiglia, lei si è guadagnata anche il titolo di mamma. Era già una combattente, tenace nei momenti di difficoltà e il suo spirito indomito ha ispirato. Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, come può accadere tutto questo. Come è potuto accadere a lei?”, si chiede l’uomo”.
“Difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione di chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui non siamo d’accordo non aiuta ad abbattere la barriere”.
“Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini: parliamo agli altri maschi, per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte, facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell’altro.”
“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell’altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare. La scuola ha un ruolo fondamentale. Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”.
“Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio. Grazie per questi 22 anni.”
Nella sua omelia, il vescovo ha parlato di amore: “Nella libertà potete amare meglio e di più”. E invocando Dio ha detto: “Insegnaci la pace tra i generi, tra maschi e femmine, tra uomini e donne, la pace tra le generazioni, giovani, adulti e anziani”. Ha poi aggiunto un pensiero all’assassino: “Chiediamo la pace del cuore per Filippo e la sua famiglia“.
Ecco un altro stralcio dell’omelia del vescovo Cipolla: ”La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”.
”Questo impegno è indispensabile – prosegue – non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo”.
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