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Discriminazioni di genere nelle assunzioni del personale educativo

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Uguaglianza, stessi diritti, pari opportunità… Oramai nel nostro Paese questi argomenti sono pane quotidiano e ci si vanta soprattutto del loro rispetto. Ebbene, purtroppo non è proprio così.

Sembrerà strano, ma proprio in un’amministrazione pubblica, in un ente statale, addirittura scolastico, si è di fronte a una discriminazione di genere! Ho vinto il concorso per  il personale educativo nel lontano 2001, lavoro ormai da 10 anni nei Convitti presenti nella  provincia di Ascoli Piceno ma più vado avanti, e più vedo un muro insormontabile di
ingiustizie!

Sono finalmente riuscita ad accumulare un punteggio tale da essere la prima in  graduatoria, e ho subito pensato: finalmente, dopo tanti anni, dopo tanti sacrifici, entrerò di  ruolo, avrò il tanto desiderato tempo indeterminato!

E invece no: i miei elevati punteggi erano  inutili e la meritocrazia è funzionata si… ma al contrario, favorendo l’immissione in ruolo di  soggetti con minor punteggio e quindi con minor diritto perché a quanto pare nei Convitti, si  assume in base al sesso, favorendo anche chi non ha esperienza!

Il Convitto IPSIA Guastaferro di San Benedetto del Tronto ha talmente tanti pochi iscritti (29 convittori e 11 convittrici) che quest’anno è stato salvato in corner per evitare la chiusura; nonostante questo, in quella sede, c’è stata una immissione in ruolo, naturalmente maschile e non si è tenuto conto del fatto che c’era la necessità, dato l’organico misto, di personale  non distinto per sesso.

Nel Convitto Ulpiani di Ascoli Piceno, invece, sono titolari 6 uomini (il servizio notturno maschile sarebbe coperto) e una sola donna, pur in presenza di alunne convittrici:
nonostante questo, sono stati immessi in ruolo tre uomini. Una situazione alquanto
strana, che fa comprendere come, in ogni caso, venga sempre e solo privilegiato personale maschile.

È impensabile nel 2019 dare lavoro, in una scuola pubblica, in un Convitto statale,
solamente in base al sesso. Eppure, la sottoscritta, prima in graduatoria, donna, è stata
discriminata e ha perso il proprio lavoro a favore di un maschio. E in nessun lavoro, pubblico o privato, in un Paese democratico come l’Italia, si può impiegare solo in base al sesso!

Nei Convitti insomma non vengono rispettati gli articoli 3, 37 e 51 della Costituzione, non
vengono seguite le norme di base delle pari opportunità e della parità di genere, non
vengono considerate le direttive europee e neanche la famosa legge 107 della scuola (che
mira a contrastare ogni forma di discriminazione di genere, violenza e aggressione contro
la dignità delle persone).

Insomma, si parla tanto di Pari opportunità, di parità di genere ma, in realtà nel 2019, vengono ancora distinti posti maschili e posti femminili rifacendosi ai regi decreti di epoca fascista… ma oramai sono passati quasi 100 anni da tali regolamenti che certo non sono assolutamente più consoni alla nostra epoca.

Esiste dunque parità? Dicono che non sono stata affatto discriminata, ma io mi sento tale. Noi educatrici/ori non rientriamo nell’uguaglianza tanto pubblicizzata e tanto decantata.

Infatti, nonostante dalla l. 333/01 si evinca l’unitarietà degli organici e del servizio notturno, nei Convitti purtroppo non c’è parità, ma disparità di genere. In particolare, non si dà spazio al lavoro femminile in quanto, secondo una interpretazione direi errata della normativa, noi donne saremmo lesive dell’equilibrio psicologico degli studenti. In realtà difatti l’art. 4/ter della suddetta legge servirebbe solo ai Dirigenti per non trovarsi in condizioni di non poter gestire un’eventuale separazione dell’organico sul notturno.

E per altro, contrariamente a tale diffusa e arcaica convinzione, esso non vieta espressamente di mettere istitutrici sul maschile o istitutori sul femminile e quindi, questa legge, non obbliga a fare le notti divise per sesso, e infatti, quando il convitto femminile è sezione di un convitto maschile, l’organico è mescolato; di conseguenza, i maschi potranno fare la notte alle femmine. La graduatoria è unica, sì, quella degli istitutori!

E ciò sembrerebbe un controsenso, anche perché il personale educativo è personale docente e quindi, data la rilevanza educativa nel processo di crescita degli alunni, ridimensionare il nostro ruolo a semplici sorveglianti notturni, è altresì riduttivo.

E quindi anche i sindacati, fin dal 23 febbraio del 1996, hanno firmato accordi contrattuali,  riconoscendo questa assurda disparità e ravvisando l’esigenza, in relazione all’attuazione della legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro (n. 903/1977), di una modifica della disciplina regolamentare dei Convitti, onde rettificare le modalità di assunzione del personale, per uniformarle a quanto previsto per tutto il restante sistema scolastico.

Sono state contattate più volte le Consigliere di Parità della Regione Marche le
quali hanno sottolineato la difficile situazione presente nei Convitti, non solo nella suddetta Regione, ma in tutto il Paese e che hanno constatato l’effettiva discriminazione di genere nell’assunzione del personale educativo destinato alle attività convittuali e semiconvittuali.

Come già sottolineato in precedenza, il personale educativo è equiparato giuridicamente ed economicamente agli insegnanti della scuola primaria e, quindi, non dovremmo avere gli stessi diritti degli altri docenti? Dobbiamo ancora essere discriminate per il nostro ruolo o  per il solo fatto di essere donne? Questa assurda distinzione in base al sesso non sussiste  ormai più in nessun ambito lavorativo, nella sanità o nell’esercito e dunque, perché dovrebbe  ancora sussistere nelle istituzioni educative e quindi nella scuola pubblica?

Le donne oramai riescono a ricoprire brillantemente ogni settore lavorativo, dall’esercito alle direzioni di  aziende o di Ministeri ma, purtroppo, nel 2019, noi educatrici non possiamo lavorare nei Convitti.

Bisognerebbe cominciare a cambiare in meglio le nostre vite e soprattutto quelle delle generazioni del futuro, realizzando concretamente la VERA parità di diritti tra uomo e
donna, in quanto, ad oggi, non è affatto rispettata.

L’On. Luigi Gallo, nel 2014, ha anche presentato una interrogazione parlamentare sulla discriminazione di genere nei Convitti e il Ministero, pur ribadendo la sussistenza della norma di legge, lascia spazio ad eventuali modifiche, dichiarandosi “disponibile a valutare ogni proposta, anche normativa, proveniente dal Parlamento”.

Purtroppo ad oggi tutto tace… E ora che sono rimasta senza lavoro sono pronta a
denunciare la discriminazione che oramai sto subendo da anni e combatto contro questa
ingiustizia per ottenere il rispetto e l’applicazione dei principi costituzionali e delle norme di  parità di genere e di pari opportunità.

Sono una voce che grida nel deserto, e porto avanti una battaglia, la Nostra battaglia,
continuando a lottare per emancipare questa figura, il personale educativo.

Daniela Mariapia Assiso