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Disegno di legge docenti universitari: Governo battuto alla Camera

Sul disegno di legge-delega in materia di stato giuridico dei docenti universitari il Governo va in minoranza: l’articolo 1, quello che enuncia tutti i criteri ai quali i decreti delegati dovranno uniformarsi, è stato soppresso a seguito di un emendamento presentato dall’opposizione che ha raccolto 187 voti a favore e 183 contrari.
La seduta pomeridiana in cui è stato esaminato il provvedimento è iniziata male fin da subito ed è proseguita peggio, con un piccolo giallo al momento del voto.
In apertura dei lavori si è presentato il primo problema: il presidente della Commissione bilancio annunciava che la Commissione stessa non aveva potuto esprimere il proprio parere in quanto il Ministero dell’Economia non aveva ancora provveduto a fornire alcuni dati essenziali.
L’opposizione ha trovato subito modo di aprire le ostilità mettendo in evidenza, per bocca della diessina Giovanna Grignaffini, "lo strano caso del provvedimento in esame".
E che la seduta non sarebbe stata tranquilla lo si è capito quando Mario Pepe, relatore di maggioranza, ha replicato dicendo: "Siamo giunti all’esame in assemblea dopo quattro anni di discussione proprio perché non è facile riformare l’università di questo Paese nella condizione in cui si trova ed in cui è stata condotta"
Titti De Simone (Rifondazione Comunista) si è allora rivolta verso il Ministro Moratti, presente in aula, ricordando "il clima di crescente contestazione e di critica nei confronti del processo  giunto alla definizione del testo in esame".
"Il fatto è
– ha concluso De Simone – che l’Università si configura ormai come una fabbrica di precariato, subordinata a logiche mercantili ed aziendaliste".
Altrettanto esplicita è stata Alba Sasso (DS): "Ministro Moratti sappia che noi continuiamo ad essere convinti che la cosa migliore che Parlamento e Governo possano fare in questo momento, è di ritirare il provvedimento, ritiro che peraltro è stato autorevolmente chiesto in questi giorni dal CUN, dalla CRUI e dall’Accademia dei Lincei".
A questo punto il piccolo giallo.
L’emendamento dell’opposizione viene messo ai voti, il presidente annuncia che è respinto e passa all’esame di altri emendamenti. Sta parlando Andrea Martella, ma il presidente lo interrompe, scusandosi e annunciando, fra commenti ed applausi: "L’esito della prima votazione è diverso da quello annunciato poco fa: il tabulato ufficiale è chiaro, la maggioranza prevista è di 186 voti, ce ne sono 187 a favore e 183 contrari".
Intervento di Ferdinando Adornato, presidente della Commissione Cultura della Camera: "Forse è ragionevole sospendere la seduta".
I lavori riprendono 15 minuti dopo, la maggioranza insiste nel proseguire ad esaminare il provvedimento; si va avanti con un continuo batti e ribatti fra maggioranza e opposizione tanto che ad un certo punto il presidente della Camera, Ferdinando Casini, si lascia andare ad una battuta: "Neppure Collina riuscirebbe ad arbitrare in questa situazione".
La seduta si chiude verso le 19,30, l’esame del resto del provvedimento è rinviato.

Reginaldo Palermo

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