La “palla” sul ddl Scuola ora passa al premier Matteo Renzi. A farlo intendere è stato il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, a margine di un incontro alla Camera promosso dall’associazione Rondine Cittadella della Pace: il governo, ha spiegato Reggi, è al lavoro sul ”pacchetto scuola”, ma sarà il ”premier Matteo Renzi a prenderlo in esame e a decidere i tempi” per l’approvazione.
”L’idea – ha sottolineato Reggi – è portare la consultazione nei territori e non è nostra intenzione comprimerla. Il governo ha l’onere di fare le proposte, che possono anche essere stravolte dai suggerimenti di chi vive la scuola”.
Sempre il sottosegretario ha affermato che il pacchetto scuola ”è una proposta finalizzata al miglioramento del progetto educativo, i destinatari sono i ragazzi. Per questo vogliamo aprire il confronto con loro, con gli insegnanti, con il personale Ata, con i dirigenti, con i sindacati e con gli enti locali. Perché l’obiettivo – ha concluso – è creare una scuola aperta, rendendola un luogo educativo permanente”.
Insomma, il governo ha messo le carte sul tavolo. Ora spetta al premier, ma anche alla “base” (personale scolastico, sindacati, associazioni, enti locali), esprimere osservazioni, limiti e proposte di modifica.
Solo due osservazioni. La prima riguarda i tempi: considerando la complessità dei temi (nelle ultime ore sembra che nel “pacchetto” sia stata inserita anche qualche novità sugli organi collegiali, praticamente fermi ai decreti delegati di 40 anni fa!), come si fa a pensare di raccogliere e inserire le modifiche in pochi giorni? La seconda riguarda il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: dopo aver fatto sapere di pensarla come Reggi, sostenendo però anche che i tempi per la realizzazione del progetto non si possono definire, a quanto ci risulta è ormai una settimana che pubblicamente non affronta più questi temi. Più di qualcuno pensa che non si tratti di un caso. E anche noi facciamo parte di questo raggruppamento.