E’ molto più alto di quanto si pensi, vicino al 20% dei bambini iscritti alle scuole elementari, il numero di bambini disgrafici che non vengono segnalati e curati adeguatamente. Il dato è stato presentato nei giorni scorsi a Faenza durante il convegno nazionale sulla Disgrafia “La fatica di scrivere”, organizzato dall’associazione GraficaMente con la consulenza progettuale di “Per gli altri”, centro di servizio per il Volontariato di Ravenna.
Durante il convegno si è sottolineato come la disgrafia sia un disturbo della scrittura manuale che ancora troppo spesso viene sottovalutato e ignorato da insegnanti e familiari: lo confermerebbe una ricerca statistica nazionale realizzata proprio dall’equipe di esperti grafologi–rieducatori della scrittura appartenente all’associazione organizzatrice del convegno, che ha coinvolto 2.271 bambini al termine della quinta classe della scuola primaria: ebbene, il 20,7% degli alunni esaminati è risultato disgrafico, pur in assenza di particolari patologie o deficit, mentre la segnalazione di tale disturbo è risultata di fatto solo dello 0,75%.
"La ricerca – ha detto Alessandra Venturelli, grafologa, pedagogista e presidente dell’associazione GraficaMente – evidenzia in maniera inequivocabile che la disgrafia ha caratteristiche sue proprie e che generalmente non si manifesta in presenza di dislessia. Infatti, se la maggior parte dei dislessici sono anche disgrafici, è anche vero che la stragrande maggioranza dei disgrafici non sono dislessici, in quanto i disgrafici senza dislessia segnalata sono il 20% sul totale".
Un altro dato rilevante è stato riscontrato nella correlazione tra disgrafia e basso rendimento scolastico, "come se il mancato apprendimento di questa abilità esecutiva di base – ha spiegato la grafologa – interferisse sugli altri successivi apprendimenti; il che spiegherebbe l’altra correlazione riscontrata tra disgrafia e disortografia. Attraverso il coinvolgimento del mondo della scuola è bene quindi prevenire la conoscenza di questa particolare forma di disturbo di scrittura manuale".
Gli insegnanti non dovrebbero avere nessun tentennamento nel segnalare gli alunni con problematiche nello scrivere normalmente; soprattutto durante la scuola dell’infanzia e primaria quando la prevenzione della disgrafia ha alte possibilità di essere trattata con esiti positivi.
Con il crescere dell’età, invece, le possibilità di successo diminuiscono, anche perché gli esperti devono fare i conti con una personalità più strutturata e il subentrare dei nuovi mezzi tecnologici di scrittura.
“Attualmente troppi bambini in Italia non imparano a scrivere manualmente in modo adeguato. E’ bene che i docenti segnalino quindi i casi di disgrafia, perchè “nei casi non patologici – ha concluso Venturelli – la maggior parte dei bambini disgrafici può essere recuperata e rieducata: come quasi tutti i bambini in fase di iniziale apprendimento scolastico possono imparare a scrivere senza particolari difficoltà esecutive”.