Arriva la digitalizzazione degli strumenti formativi a supporto della didattica inclusiva per migliorare la conoscenza, la diagnosi e l’approccio metodologico ai DSA, Disturbi Specifici di Apprendimento, che riguardano oggi circa 1,9 milioni di persone (pari al 3,5% della popolazione) di cui 350mila in età scolare (circa 7,8 milioni).
Il progetto “Dislessia 2.0 digitale” nasce dalla collaborazione tra “Fondazione TIM”, Ministero della Sanità, MIUR ed eccellenze in materia di DSA, quali l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, AID insieme all’Istituto di Scienze Applicate & Sistemi Intelligenti del Consiglio Nazionale della Ricerche (ISASI-CNR) di Messina.
Attraverso un unico portale di accesso, vengono messi a disposizione diversi strumenti quali lo screening accessibili a famiglie, studenti e pediatri e formazione rivolta alle scuole e ai docenti
Si chiama Smart@pp la piattaforma di Screening per l’Analisi del Rischio di disagi della comunicazione tramite nuove tecnologie che si pone l’obiettivo, cosi come riporta il sito web “di implementare e promuovere nel contesto italiano un protocollo ubiquitario di individuazione precoce dei disturbi della comunicazione”
Il progetto prevede tramite l’utilizzo di comuni broswer, la compilazione di un questionario la cui validità è riconosciuta sulla base dei principi dell’Evidence Based Medicine . L’identificazione precoce e attendibile dei bambini con ritardo di linguaggio consente infatti l’attivazione di interventi riabilitativi tempestivi prevenendo così la comparsa di effetti negativi sulle abilità relazionali e scolastiche e promuovendo da subito l’integrazione del bambino e della sua famiglia con il proprio contesto di vita.
Con il sito web “dislessia on line” è possibile invece la valutazione e il trattamento specifico per il recupero della difficoltà di lettura.
Altro elemento portante del progetto è la piattaforma “Dislessia Amica”, che mette a disposizione gratuitamente di tutti gli istituti scolastici un percorso formativo e-learning di 40 ore rivolto al personale docente con l’obiettivo di ampliare loro le conoscenze metodologiche , didattiche e organizzative per rendere inclusiva la scuola per gli alunni affetti dai disturbi specifici di apprendimento.
Il corso suddiviso in 4 moduli : competenze organizzative, competenze osservative dei docenti, competenze metodologiche e didattiche e competenze valutative è stato sperimentato già su 30 scuole.
E’ possibile consultare anche il sito con la mappatura delle scuole che hanno aderito al progetto.
Sempre per la scuola, Fondazione TIM ha inoltre avviato in collaborazione con l’Istituto Superiore Mario Boella di Torino un progetto volto chiamato “VRDI” (Virtual Reality per la Didattica Inclusiva) che intende esplorare come la realtà virtuale e le altre tecnologie ad essa collegate (ad esempio i video a 360 gradi o la mixed reality) possano essere strumenti di valore molto utili per l’insegnamento e la didattica inclusiva
Il progetto che si avvale anche della collaborazione di AREA Onlus, Ed. Loescher, Università di Torino (Dip. di Psicologia), Convitto Nazionale Umberto I, Istituto Comprensivo Niccolò Tommaseo, CentroScienza, Fondazione Giovanni Agnelli, è un Living Lab dove co-progettare i diversi elementi di attivazione, azione e interazione insieme a studenti, insegnanti ed editori, e insieme esplorare, sperimentare, testare e valutare nuovi approcci e soluzioni per contribuire a definire l’evoluzione della educazione inclusiva.
Il primo risultato tangibile del progetto è stato il coinvolgimento, lo scorso anno scolastico, di oltre 140.000 insegnanti per più di 4 milioni di ore di studio e 4.300 scuole certificate di ogni ordine.
L’obiettivo è quindi di arrivare ad una diagnosi nella scuola italiana sono aumentate nettamente dopo la Legge 170/2010 ma siamo ancora lontani dal 100%.
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