Non ci sono altre cure: l’istruzione rimane lo strumento principale per combattere la disoccupazione. A dirlo è stato, il 29 novembre a Milano, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, commentando i preoccupanti dati Istat pubblicati poche ore prima: il Paese, ha detto il titolare del dicastero di Viale Trastevere, deve “ripartire dall’istruzione perché quei numeri si possono cambiare se avremo giovani qualificati, ben formati e con una scuola che sia quella che intendiamo dare al Paese nei prossimi anni”.
Le parole di Giannini non sembrano però confortate dai fatti. In settimana, infatti, la Commissione Cultura della Camera ha svolto un’indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica: lo studio si è svolto dal 23 aprile 2014 al 10 giugno 2014, con sei sedute nelle quali sono stati auditi 19 soggetti e raccolte 28 memorie.
“Hanno fornito il loro contributo – scrive il sito della Camera -, oltre ai soggetti istituzionali competenti in materia (rappresentanti del Miur, dell’Invalsi e dell’Isfol), anche dirigenti scolastici, insegnanti, docenti universitari, rappresentanti di associazioni, fondazioni e testate editoriali”. Il problema è che in Italia, “gli indicatori Eurostat, pur registrando una costante riduzione del tasso di abbandono (sceso dal 20,6% del 2006 sino al 17% del 2013), segnalano comunque un livello ancora troppo elevato rispetto alla media europea pari al 12% nel 2013 e, soprattutto, rispetto all’obiettivo del 10% da raggiungere entro il 2020. Per raggiungere tale traguardo, occorre uno sforzo commisurato all’ampiezza del fenomeno, aumentando l’ammontare delle risorse stanziate e concentrando gli interventi su azioni mirate”.
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E poi non è solo un problema di risorse. “Un’efficace azione di contrasto alla dispersione – scrivono sempre dalla Camera – presuppone una chiara analisi del fenomeno e la definizione di strategie adeguate”. Come “completare la realizzazione dell’Anagrafe degli studenti integrata con i dati regionali, al fine sia di conoscere puntualmente le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno, sia di disporre di uno strumento che consenta di monitorare nel tempo i risultati raggiunti. Decisivo appare anche il rafforzamento del collegamento tra scuola e mondo del lavoro attraverso il potenziamento del sistema di istruzione e formazione professionale, nonché la valorizzazione dell’istruzione tecnica”.
Non per ultimo, occorre potenziare l’orientamento, che dovrà “partire già dalla scuola secondaria di primo grado. Su un altro piano si collocano gli interventi mirati alla creazione di ambienti adeguati di apprendimento, digitalizzati ed accoglienti, i quali, peraltro, potranno sviluppare le proprie potenzialità innovative a condizione che vengano nel frattempo avviati processi di formazione straordinaria dei docenti orientati all’innovazione didattica. Specifiche indicazioni riguardano poi il potenziamento della scuola dell’infanzia e l’incremento degli accessi agli asili nido, soprattutto nelle regioni meridionali, nel presupposto che un’efficace lotta all’evasione e ai ritardi scolastici debba concentrarsi anche sulla scolarizzazione durante la prima infanzia”, conclude la VII Commissione di Montecitorio.
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