“Troppi minori lasciano la scuola prima del tempo: bisogna introdurre un sostegno alle loro famiglie. Il piano nazionale di lotta alla dispersione scolastica, presentato oggi al Miur con la ministra dell’Istruzione, va in questa direzione, ed il frutto del lavoro di una cabina di regia che ha incluso regioni, comuni, forze sociali e le tante esperienze di privato sociale, soprattutto di scuola, presenti in giro per l’Italia”.
Lo ha detto Marco Rossi Doria, ex sottosegretario all’Istruzione, maestro di strada ed esperto del tema, colloquio con La Tecnica della Scuola, a margine della presentazione odierna dei risultati prodotti dal gruppo di lavoro, istituito a maggio del 2017: partendo dal quadro dei dati disponibili, nazionali ed europei, dalla documentazione già prodotta in sedi istituzionali quali il Consiglio dell’Unione europea, l’Onu, il Parlamento italiano, dall’analisi delle buone pratiche già presenti nel nostro Paese, il gruppo ha messo a punto un documento che offre, oltre ad una panoramica completa sul fenomeno, una serie di raccomandazioni sulle azioni da mettere in campo nel prossimo quinquennio per continuare a contrastare con forza la dispersione e le povertà educative, passando attraverso “un piano nazionale di contrasto”.
Doria ha indicato quali sono gli antidoti contro l’alto numero di alunni che lasciano ancora oggi i banchi prima del tempo, visto che l’Italia è attorno al 15% di abbandoni prima dei 16 anni di età (mentre da tempo l’Ue ha indicato coma limite il 10%): “occorre sicuramente organizzare una grande cabina di regia nazionale e un’ottimizzazione degli interventi delle tante buone pratiche presenti in giro e che funzionano. E queste funzionano quando la scuola comunica con il territorio e si fa comunità educante, in modo da recuperare tanti ragazzi”.
Secondo l’ex sottosegretario al Miur, il progetto sarebbe destinato a vivere a lungo. “Dipende dalle forze politiche – risponde Rossi Doria – abbiamo lasciato a loro, a prescindere dal colore tanti dati statistici aggiornati e una serie articolatissima di raccomandazioni che già funzionano.
L’ultima domanda è sulle motivazioni che inducono i giovani ad abbandonare i libri prima del tempo, soprattutto tra le fine della scuola media e l’inizio delle superiori. “Non c’è una motivazione, sono tante storie personali. Però, il contesto sociale determina un maggiore peso della possibilità del fallimento formativo”, conclude Marco Rossi Doria.
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