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Dispersione scolastica

In poco meno di 50 pagine il Comitato di indagine sulla dispersione scolastica istituito all’interno della VII Commissione parlamentare ha sintetizzato un anno di intenso lavoro fornendo una prima risposta alla domanda che aveva originato la nascita del Comitato stesso: le riforme in atto (cicli scolastici e autonomia in primo luogo) possono offrire un contributo concreto per contenere insuccessi e abbandoni?
La conclusione alla quale è pervenuta la Commissione d’indagine è al tempo stesso semplice ed impegnativa: "I fenomeni di abbandono, di insuccesso, di dispersione – si legge proprio nelle ultime righe del rapporto –  possono essere combattuti dentro e attraverso la scuola; non vi è alcun rapporto di necessità, nessun nesso rigidamente meccanico tra il disagio e l’emarginazione sociale e l’insuccesso".
In altre parole: non esiste un rapporto causale diretto fra condizioni ambientali sfavorevoli e dispersione scolastica; non solo, ma la scuola – se opportunamente aiutata e se inserita in una robusta rete interistituzionale –  possiede in se stessa la capacità di combattere il fenomeno.
A queste conclusioni il Comitato è giunto attraverso un accurato esame di dati statistici nazionali, regionali e provinciali ma anche attraverso visite sul campo in almeno 5 diverse realtà locali (l’hinterland milanese, il bellunese, le città di Napoli, Palermo e Cagliari). Ognuna di queste realtà ha messo in evidenza un aspetti significativi del problema.
Per esempio, il caso di Belluno evidenzia un paradigma del tutto nuovo nel contesto nazionale: il benessere diventa un limite anziché un impulso a un pieno sviluppo del grado di istruzione; viceversa il caso di Palermo dimostra come la scuola – attivando percorsi formativi non tradizionali ("In alcune scuole i fondi europei sono serviti per comprare flauti e tamburi", osservano, un po’ sorpresi, gli estensori del rapporto) – possa riuscire ad abbassare in 6 anni il tasso di dispersione dal 24 al  2 per cento.
Ma, in sostanza, cosa suggerisce la Commissione di inchiesta ?
La prima indicazione appare un po’ ovvia: appare assolutamente necessario motivare e incentivare il personale scolastico coinvolto nelle esperienze di lotta alla dispersione scolastica; altre proposte sono un po’ meno scontate: migliorare il coordinamento tra le istituzioni, definire e precisare la struttura e la dimensione dell’orario scolastico, soprattutto negli istituti professionali, continuare ad investire sulle dotazioni materiali delle scuole (informatiche, librarie e musicali soprattutto).
Ma, se si vuole sconfiggere davvero la dispersione bisogna incidere sui processi culturali generali, sulle gerarchie dei valori e sullo stesso senso comune.
Ci vogliono per esempio – si legge nel rapporto – leggi di sostegno all’editoria e di incoraggiamento alla lettura, ma anche piani di intervento rivolti alle famiglie che – sempre più spesso – rinunciano al proprio ruolo educativo e sottovalutano la funzione formativa della scuola.

Reginaldo Palermo

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