La dispersione scolastica continua ad essere uno dei problemi principali del nostro sistema formativo: lo conferma una recente indagine condotta dal Cede per conto del Ministero della Pubblica Istruzione.
Il fenomeno, pur in calo, si mantiene entro limiti fisiologici solo in poche aree del territorio nazionale, mentre in alcuni casi assume dimensioni davvero preoccupanti: in Sardegna, per esempio, il tasso di bocciatura nella scuola media inferiore si attesta intorno al 12 per cento e sale addirittura al 21 per cento nelle superiori.
Anche in Sicilia il numero di respinti nelle scuole superiori supera il tetto del 21 per cento, ma scende al 9 per cento nelle medie inferiori. In province come Caltanissetta e Palermo, la percentuale dei bocciati nelle elementari e nelle medie è doppia rispetto alla media nazionale.
Al termine del terzo anno di scuola media inferiore 12 alunni su 100 sono in ritardo con il loro percorso scolastico, al terzo anno di scuola superiore i "ritardatari" superano il 25 per cento del totale: in pratica questo significa che uno studente su 4 conclude gli studi con almeno un anno di ritardo.
Il fenomeno dell’abbandono degli studi riguarda anche l’ingresso nella scuola superiore e si presenta quindi nella forma di vera e propria evasione all’obbligo scolastico: all’inizio dell’anno scolastico che si è appena concluso sono stati circa 30 mila gli allievi di terza media che non si sono iscritti in una scuola superiore.
Le norme sull’obbligo formativo, approvate di recente, potrebbero consentire un miglioramento della situazione, ma non è detto.
"La scuola – ha detto infatti il Ministro De Mauro presentando i risultati della ricerca – non può combattere da sola questa battaglia, battaglia che invece la scuola può vincere se si salda con l’ambiente sociale in cui è collocata, a partire dalle famiglie”.
Ma quali sono le cause del fenomeno ?
Sono molteplici e l’indagine ha messo in evidenza alcune linee di tendenza.
E’ fuori dubbio, per esempio, che esiste una stretta correlazione fra dispersione e sviluppo socio-economico: i tassi maggiori di dispersione si concentrano infatti nelle periferie urbane ma anche nelle comunità montane.
Lo studio ha però messo in luce altre due variabili sulle quali la scuola può – in qualche misura – intervenire: la stabilità dei docenti si presenta come un buon antidoto nei confronti dell’abbandono scolastico, mentre, al contrario, i fenomeni di "bullismo" spingono spesso molti alunni, soprattutto i più deboli, ad abbandonare la scuola.
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