I numeri sono impietosi, e denunciano una vera e propria emergenza degli abbandoni scolastici prima della conclusione del secondo ciclo d’istruzione. Il fenomeno assume un carattere sempre più preoccupante, anche perché spesso si tratta di abbandoni che avvengono quando si frequenta ancora la scuola dell’obbligo.
Nel corso del 2012/2013, nelle regioni del Sud Italia, c’è stata una emorragia di studenti: la Campania ha perduto 6.053 studenti, la Puglia 6.531, la Sicilia 5.606, la Calabria 2.900, la Basilicata 1.042, la Sardegna 324, l’Abruzzo 292, il Molise 245.
Stiamo parlando di una sorta di buco nero che ha inghiottito un numero spropositato di potenziali intelligenze, che si disperdono e corrono il rischio di alimentare i circuiti della malavita organizzata. In buona sostanza il sud Italia nell’arco dell’ultimo quinquennio ha visto scomparire dai banchi di scuola una popolazione scolastica di circa centomila unità. È come se, per comprendere la portata del fenomeno, una città grande come Pisa scomparisse dalle mappe geografiche. Questa fotografia di una scuola che si dissolve nel suo capitale umano si unisce ad un altro dato allarmante, che è il deficit continuo nell’apprendimento di discipline cardine come l’italiano e la matematica.
L’emergenza è proprio al Sud Italia, come testimoniano i numeri della dispersione scolastica e i risultati delle prove Invalsi 2013. Tra Nord e Sud esiste un gap di preparazione scolastica che preoccupa molto il ministro Carrozza.
Questo divario è stato analizzato recentemente con i risultati delle ultime prove Invalsi che ci dicono che esiste una differenza abissale tra il Nord del Paese e il Sud. Nelle prove di matematica Invalsi gli alunni del Nord Ovest hanno totalizzato 216 punti, quelle dei ragazzi meridionali non supera i 183. Per concludere, la ciliegina sulla torta viene dal confronto tra la Provincia di Trento e la Sardegna dove i primi riportano un risultato di 229 contro 178 punti. Bisogna intervenire al più presto con investimenti mirati per le scuole del Sud.
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