Sta creando non poche difficoltà alle scuole il decreto ministeriale che stanzia i primi 500 milioni per i progetti contro la dispersione scolastica.
Stando alle segnalazioni che ci stanno arrivando da molte parti gli elenchi allegati al decreto con le somme spettanti alle singole scuole contengono molti errori: molto spesso ci sono codici che non corrispondono alla scuola e addirittura scuole inserite in un’altra provincia.
Ma c’è persino un dato paradossale: il finanziamento è stato assegnato a prescindere dalle richieste delle scuole.
Il decreto chiarisce che le risorse sono state ripartite su base regionale secondo i seguenti criteri e relativi pesi ponderali, calcolati sugli ultimi dati ISTAT disponibili a livello regionale:
a) una quota del 65% in base al tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni;
b) il 20% in base al numero di studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione di riferimento;
c) il 5% in base al tasso di presenza della popolazione straniera;
d) un altro 5% secondo il tasso di popolazione priva di diploma di scuola secondaria nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni;
e) un ultimo 5% in base al tasso di famiglie con cinque o più componenti.
Il fondo spettante a ciascuna regione viene poi ripartito fra le diverse scuole tenendo conto soprattutto della “dispersione implicita”, misurata mediante la percentuale di studenti che in entrambe le materie, italiano e matematica, ha conseguito un risultato molto basso secondo le rilevazioni , calcolato dall’Invalsi.
In ogni caso alle istituzioni scolastiche statali secondarie di primo e secondo grado delle regioni del Mezzogiorno è assegnata una quota complessiva di risorse pari al 51,16%.
Ma, a cosa dovranno servire questi consistenti finanziamenti (si parla anche di 2-300mila euro per scuola)?
Il decreto è chiaro: “I principali obiettivi degli interventi attuati dalle istituzioni scolastiche sono il potenziamento delle competenze di base a partire dal primo ciclo, con particolare attenzione alle alunne e agli alunni, alle studentesse e agli studenti, che presentino fragilità negli apprendimenti, secondo un approccio di tipo preventivo dell’insuccesso scolastico, il contrasto alla dispersione scolastica, tramite un approccio globale e integrato che valorizzi la motivazione e i talenti di ogni discente Ministero dell’Istruzione all’interno e all’esterno della scuola, in raccordo con le risorse del territorio, il miglioramento dell’approccio inclusivo della didattica curricolare ed extracurricolare delle istituzioni scolastiche in un’ottica di personalizzazione dell’apprendimento”.
Quanto ai criteri di spesa, il decreto ministeriale precisa che “le istituzioni scolastiche beneficiarie, nel rispetto dell’autonomia scolastica e dei milestone e target del PNRR e della relativa normativa, promuovono attività di co-progettazione e cooperazione fra la scuola e la comunità locale, valorizzando la sinergia con le risorse territoriali sia istituzionali (servizi sociali e sanitari, del lavoro, della giustizia minorile, di orientamento e formazione professionale, etc.) che del volontariato e del terzo settore, per migliorare l’inclusione e l’accesso al diritto allo studio a tutti, attraverso la progettazione e la realizzazione di opportunità di potenziamento delle competenze anche all’esterno della scuola, che dovranno essere valorizzate con una piena integrazione del percorso curricolare con le attività extracurricolari e con la valutazione degli apprendimenti”.
Mancano nel provvedimento indicazioni precise sulle modalità di impiego delle risorse; ci fanno per esempio osservare alcuni dirigenti scolastici che abbiamo contattato che sono ancora senza risposta questioni del tutto cruciali: “Quali vincoli avremo? Saranno ammesse spese per il personale, per la formazione, per esperti esterni, per investimenti? Quali sono i tempi e come dovremo rendicontare le spese? E chi si è visto arrivare 100mila euro senza aver chiesto nulla come dovrà comportarsi?”
Per la verità, il decreto rinvia “a un successivo atto, rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado, la definizione delle modalità di attuazione delle azioni di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica che le istituzioni scolastiche, nel rispetto degli obiettivi e dei milestone e target del PNRR e della relativa normativa nazionale ed europea, dovranno rispettare per la progettazione delle attività e la gestione delle risorse assegnate”.
Rinvio che però non fa altro che aumentare il clima di incertezza delle scuole.
La sensazione è che sia stato emanato un provvedimento in fretta e furia, anche in risposta alla polemica sollevata giorni or sono dal gruppo di lavoro sulla dispersione nominato dallo stesso Ministro, per smentire che si sia in presenza di clamorosi ritardi nell’utilizzo delle risorse ma che, in realtà, sia a causa dei numerosi errori presenti nel riparto sia per il rinvio a futuri provvedimenti attuativi, non smentisce nei fatti perchè, per come stanno le cosa, le risorse non sono, al momento, utilizzabili”