“La dispersione scolastica è un fenomeno complesso che riunisce in sé abbandoni, ripetenze, bocciature, interruzione di frequenza, ritardo nel corso degli studi, evasione dall’obbligo scolastico. Esistono inoltre altre forme di dispersione in cui i ragazzi, pur risultando ufficialmente iscritti a scuola, collezionano ritardi, continue assenze, passano ore intere nei corridoi dell’istituto, fino all’eccesso di essere materialmente presenti in classe, senza di fatto usufruire di un reale processo formativo, perché “mentalmente assenti” in quanto sotto l’effetto di sostanze psicotrope, consumate nei bagni della scuola; per questi casi abbiamo introdotto il termine di “dispersione occulta”, perché non riconosciuta di fatto come tale “. Oggi dopo sei anni si possono leggere nel web (si veda l’Ansa) le seguenti parole: “ Alto e allarmante è il tasso di dispersione scolastica. E’ una situazione che Save the Children, nel primo rapporto “La Lampada di Aladino – L’Indice per misurare le povertà educative e illuminare il futuro dei bambini in Italia”, definisce di “povertà educativa”. Una mancanza di opportunità che si somma e alimenta la povertà economica che colpisce già un 1 milione di minori in tutta Italia. La situazione è più grave e diffusa al Sud, ma perfino Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Emilia Romagna, le regioni italiane più “ricche” di servizi e opportunità educative per bambini e adolescenti, non reggono il confronto con l’Europa: nessuna regione italiana è in linea con alcuni obiettivi europei quali, per esempio, la copertura degli asili nido che dovrebbe essere del 33% (nella fascia di età 0-2 anni), ma arriva a stento al 26,5% in Emilia Romagna. E, per dire, la dispersione scolastica, che ha numeri altissimi in Campania e Sicilia (22 e 25,8%), arriva anche in Valle d’Aosta al 19% (l’Ue ha posto obiettivo del 10% al 2020) “. In sintesi nel giro di sei anni siamo passati dai fenomeni di “dispersione occulta” a quelli di “povertà educativa”.
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