L’abbandono scolastico precoce correlato alle caratteristiche psicologiche è oggetto di studio da circa 60 anni (Schreiber 1965).
Gli adolescenti affetti da disturbi mentali rischiano di cadere in una spirale di sintomi psichici ed esperienze scolastiche negative, che può culminare in dispersione e/o abbandono scolastico precoce.
Alla delicata fase di passaggio all’età adulta va aggiunto che il 50% dei disturbi mentali cronici hanno la prima manifestazione nel corso di questi anni.
Le alterazioni psicologiche degli adolescenti sono differenziate in internalizing e externalizing disordes; nelle prime sono compresi i disturbi d’ansia e dell’umore, le fobie sociali e l’ideazione suicidarie; le seconde abbracciano i comportamenti dirompenti, oppositivo provocatori e disturbi di condotta.
Per Roeser RN (1998) la percezione di un evento scolastico avverso può essere interiorizzata o esteriorizzata in accordo con l’attitudine individuale; nel primo caso si assiste ad un fenomeno di isolamento teso a rivolgere le emozioni negative verso se stessi, substrato dell’insorgenza di ansia, disturbi dell’umore e fobie sociali; nel secondo la frustrazione è rivolta, invece, verso gli altri incarnando la figura del cosiddetto “Troublemaker”: uno studente in genere maschio che colleziona scarsi profitti, problemi comportamentali e misure disciplinari.
Una diagnosi precoce dei disagi emotivi e psicologici risulta quindi fondamentale per evitare l’annoso fenomeno della dispersione scolastica. E’ noto infatti ad opera di OHayon un aumento dei rischi di depressione nei neet (Not in Education, Employment or Training).
Liem Jh et al hanno identificato un aumento dei disturbi d’ansia a due anni dall’abbandono scolastico.
Risulta necessario, pertanto, che ogni scuola costituisca il Gruppo di lavoro per il coordinamento della prevenzione della dispersione scolastica. Fondamentale è intervenire creando in classe un clima favorevole all’apprendimento, spronando l’autonomia degli studenti, adottando la didattica metacognitiva per rendere gli studenti consapevoli e protagonisti attivi del loro processo di apprendimento. Ampio spazio va dato ai percorsi individualizzati e alla didattica inclusiva per sviluppare il potenziale di ogni studente
Enrico Izzo
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