La dispersione scolastica è uno dei fenomeni più gravi che accompagna da decenni il disagio sociale. I dati parlano di 3 milioni di ragazze e ragazzi che si sono ritirati dalla scuola nel 2018. Ma tale fenomeno è vissuto in maniera diversa dalle varie componenti (insegnanti, operatori, genitori e ragazzi). L’Istituto Minotauro ha svolto un’indagine dettagliata e i risultati emersi sono molto interessanti.
Il ritiro sociale è quello che caratterizza l’abbandono del percorso scolastico e l’isolamento sociale dei giovani. E ciò che colpisce è che i giovani abbiano più consapevolezza di questo fenomeno rispetto agli adulti. Secondo alcuni ragazzi il ritiro è necessario e che deriva da vari fattori come il lavoro, una gravidanza e comunque legata a malessere o fatica relazionale.
Il rapporto con gli adulti e la scuola sono poi a volte degli scogli insormontabili per i giovani. Sul primo aspetto i ragazzi vedono poco interesse da parte dei genitori relativamente alla propria crescita. Ma anche i banchi scolastici possono influire se causano noia o al contrario episodi di bullismo o cattive compagnie. Tutti fattori di rischio che causano il ritiro.
Ma cosa ne pensano dall’altra parte gli adulti? Si dividono. Secondo alcuni si tratta solo di una tappa di crescita, a volte anche positiva e necessaria per i giovani. Altri non si sentono all’altezza della situazione mentre per gli insegnanti la “colpa” è della società sempre più esigente. E la pandemia può aver influito sul numero di ritiri.
Infine, riferendosi agli spazi sociali, i giovani pensano ci sia bisogno di luoghi e occasioni di ritrovo come sport e attività per la socializzazione mentre per gli adulti tale aspetto non incide più di tanto sul ritiro.
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