La crisi del sistema scolastico in Europa e l’incapacità di questo di evitare un esodo di giovani e giovanissimi si intravedono dai dati. Servizi sempre più limitati, monitoraggio quasi o del tutto assente, supporto agli studenti DSA spesso inadeguato o insufficiente le principali cause della dispersione, in relazione alle varie forme ed effetti diretti della crisi economica su giovani e famiglie. Queste non riescono a seguire i giovani studenti, i quali si arrendono nei confronti della scuola e spesso non vi si recano più: ciò nel Mezzogiorno e nelle aree rurali provoca un livello dispersivo senza precedenti. Eurostat, attraverso la pubblicazione di un report dedicato, ha lanciato un allarme su base geografica, segnalando che i paesi del Mediterraneo non riescono, nonostante gli importnti sforzi, a correggere il tiro. Ciò vale anche per le realtà balcaniche, ove la depressione economica caratterizzante di alcune regioni obbliga le famiglie a servirsi dei propri giovani come forza lavoro attiva.
Un fenomeno vario ed articolato
Nel 2022, una media del 9,6 % dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni nell’UE ha abbandonato prematuramente i percorsi di istruzione e formazione. Negli Stati membri dell’UE, la percentuale di abbandono precoce nel 2022 variava dal 2,3% in Croazia al 15,6% in Romania. I paesi con la percentuale più bassa di abbandono precoce sono stati Croazia, Irlanda, Grecia, Slovenia, Lituania e Polonia, dove la percentuale era inferiore al 5%. Le quote più elevate si trovano in Romania (15,6%), seguita da Spagna (13,9%), Ungheria (12,4%) e Germania (12,2%). Si sono quindi riscontrate ampie differenze tra gli Stati membri dell’UE, dove 18 paesi hanno già raggiunto l’obiettivo a livello medio dell’UE previsto per il 2030, ovvero la loro quota di abbandoni precoci di istruzione e formazione è già inferiore al 9%. Anche Svizzera e Serbia hanno raggiunto un livello inferiore al 9%, confermando le proprie politiche di contrasto al fenomeno.
Uno sguardo sul vecchio continente
La percentuale complessiva di abbandoni precoci di istruzione e formazione è diminuita nell’UE di 3,0 punti percentuali (pp) tra il 2012 e il 2022. Tra gli Stati membri dell’UE, le maggiori riduzioni (in termini di punti percentuali) tra il 2012 e il 2022 sono state osservate in Portogallo (- 14,5 pp) e Spagna (-10,8 pp). Ci sono anche nove Stati membri che hanno registrato un aumento della percentuale di abbandoni precoci; tra questi, i paesi con un incremento superiore a 1 pp sono stati Svezia, Germania e Slovacchia. In Italia ci troviamo ancora al di sopra della media UE: continuano a pesare i divari interni, il dato si conferma essere 11,5% per i giovani tra 18 e 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del tempo nel nostro paese (dato 2022). Le cause sono la scarsa coesione sociale, la povertà culturale ed economica ampiamente diffusa, l’inserimento in dinamiche di microcriminalità, la necessità di trasformare un giovanissimo studente in forza lavoro per addolcire gli effetti della crisi.
L’Italia, come si evince dai dati sopra citati, presenta uno scostamento negativo di circa il 3,5 % confermandosi, assieme a Grecia e Romania, uno dei paesi dell’Europa meridionale che soffre di più la dispersione. Il PNRR è visto dalle forze politiche come utile strumento di deterrenza: lo ha definito il DM 270 del 24 giugno 2022, che ha determinato un impegno dell’esecutivo in materia della missione 4 (istruzione) dell’iniziativa. I fondi saranno devoluti ad Enti Locali, scuole e reti di contrasto attivo. Resta però l’incognita degli assistenti sociali, sparsi in maniera insufficiente e diseguale sul territorio. Le disposizioni sono visibili al seguente link: https://pnrr.istruzione.it/wp-content/uploads/2022/09/DM-170_m_pi.AOOGABMI.Registro-DecretiR.0000170.24-06-2022.pdf