Per le più di 3mila scuole (3.182 per la precisione) che hanno ricevuto dal Ministero fondi importanti per avviare un piano di contrasto alla dispersione scolastica l’Associazione Proteo Fare Sapere sta predisponendo un progetto di aiuto e sostegno per la realizzazione delle attività che verranno programmate.
E’ vero che il Ministero ha predisposto una sorta di vademecum per le scuole ma, secondo Proteo, si tratta di “un documento pedagogico/istituzionale molto scarno, pedagogicamente modesto, decisamente elusivo della vasta complessità del lavoro che attende chi opererà nelle scuole”.
Il fatto è che il tema della dispersione è difficile e complesso, soprattutto nella scuola secondaria dove ci sono 100mila ragazzi che si perdono, di cui quasi 90.000 bocciati.
“Una perdita intollerabile – sostiene Proteo – come non è sostenibile il peso di migliaia di giovani che non studiano e non lavorano; se a questo aggiungiamo le migliaia di ragazzi che non raggiungono esiti scolastici di buona qualità e manifestano segnali di insofferenza e disinteresse per ciò che oggi la scuola offre loro, vuol dire che si rende necessario un nuovo e decisivo impegno”.
Secondo Proteo sono necessarie “risorse e normative adeguate ma anche un lavoro complesso di elaborazione da parte delle scuole su due versanti: una riflessione sui contenuti dell’insegnamento, che non può prescindere dai grandi mutamenti sociali e culturali di questi anni recenti, a partire dal covid e dai suoi effetti su adolescenti e società”.
Si tratta cioè di mettere in campo “didattiche in grado di assicurare a ciascuno la chiave per conseguire risultati positivi nell’apprendimento. In sostanza la scuola deve tentare di superare il canone che continua a pervadere il sistema: un modello che si regge ancora sul docente singolo e il suo rapporto con la cattedra/disciplina, la lezione in classe, l’interrogazione, il compito, il voto”.
Il punto decisivo, sempre secondo Proteo, consiste non tanto nel mettere in atto iniziative “aggiuntive” o “compassionevoli” rivolte ai “dispersi”.
“Tutto ciò che è aggiuntivo – sostiene l’Associazione – è destinato inevitabilmente alla irrilevanza nel lungo periodo. È necessario invece che tutte le azioni, anche quelle direttamente rivolte agli studenti, siano uno degli effetti di un progetto che inizi a mettere in discussione il modo di operare della scuola”.
Al contrario la soluzione è quella di riaprire il rapporto tra scuola e territorio valorizzando la coprogettazione e coprogrammazione della scuola con soggetti esterni, fermo restando il fatto che la scuola deve restare il perno di questo processo, senza invasioni di campo altrui.
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