Caro presidente della Regione siciliana Nello Musumeci,
È con molto disagio che ho sentito in diretta Tv dal Senato le parole del nuovo presidente del consiglio, Mario Draghi, nella parte in cui, parlando della scuola, diceva che una delle piaghe della nostra società è rappresentata dalla dispersione scolastica.
Tu sicuramente saprai le percentuali e conoscendole non ti sarà sfuggito che la Sicilia su questo versante è la portabandiera, al primo posto, come dimostrano i dati relativi al 2019: siamo, numeri alla mano, al 22,4%, una enormità, con picchi che raggiungono anche il 30%.
Ma non solo, ciò che colpisce sta nel fatto che la media nazionale è del 13,5%, abbastanza lontana quindi da quel 10% fissato dalla comunità Europea per il 2020, ma più bassa della percentuale di dispersione dell’intero Nord-Est che è di appena il 9,6%.
Appare chiaro dunque che a sollevare, in negativo, la percentuale nazionale in maniera preponderante concorra la Sicilia che se avesse, invece, un dato simile a quello del Nord, il raffronto con l’Europa, e con i parametri da essa fissati, i numeri andrebbero meglio.
Mi dirai che ci sono anche altre regioni del Sud messe male. È vero, ma la nostra Isola primeggia, e non solo in questo triste primato, ma anche in altri.
Secondo uno studio dell’attuale ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, le percentuali degli studenti che non arrivano ad livello adeguato di competenze in italiano, con il diploma di istruzione secondaria nel Sud e le Isole raggiungono il 50% contro il 23% del Nord-Est. Come vedi si parla di Isole.
Tralasciando le altre carenze relative alle competenze digitali e alla disponibilità di infrastrutture e strumenti digitali, mi chiedo se tu coi tuoi assessori vi siete mai chiesti dove vanno a finire questi ragazzi che lasciano la scuola, chi incontrano, che fanno, perché la lasciano, da quale fascia sociale provengano e da quale zona o territorio?
Ma soprattutto mi chiedo, e ti chiedo, cosa intendete fare di costoro, di questo esercito che abbandona l’istruzione?
Secondo studi del Ministero l’abbandono scolastico non è riconducibile a un unico fattore: “Di solito è il risultato di interazioni e combinazioni tra diversi elementi, quali i fattori legati al funzionamento della scuola, alla sua organizzazione e alla sua cultura, alla composizione della classe e della scuola per status socio economico, la provenienza etnica, l’orientamento religioso”.
Tutte queste “componenti” tuttavia, sono stati attivi in qualunque parte del territorio nazionale, valgono, in altre parole, per l’intero Paese, per cui varrebbe allora la pena di capire perché in Sicilia sono più “componenti” che altrove: ve lo siete chiesto all’Ars?
Io, caro Nello, me lo chiedo, ma non ho soluzioni, ma talvolta riesco pure a rispondere al motivo per il quale molta parte della nostra gioventù emigra, altra non rispetta le regole e altra segue tracce aspre, verso gli antri bui di una più allettante istruzione.