I dati ufficiali relativi al 2020 non ci sono ancora, ma tutto fa pensare che nel nostro Paese l’abbandono scolastico sia in aumento.
Un recente studio di Save the Children ricorda che nel 2019 gli studenti che non avevano conseguito il diploma erano il 13,5%, molti di meno rispetto al 23% del 2005 ma sempre di più di quel 10% che l’Unione europea si è posto come obiettivo da raggiungere.
Il dato più allarmante è però un altro: il fenomeno dell’abbandono non è uniforme sul territorio nazionale, ed è sotto gli standard europei in diverse regioni del nord mentre è altissimo al sud, in Calabria e in Sicilia in modo particolare, dove supera ampiamente il 20%.
Ma c’è di più, perché, sempre secondo Save the Children la pandemia avrebbe influito pesantemente sulla regolare frequenza scolastica e, indirettamente, sugli apprendimenti favorendo in definitiva l’abbandono del percorso scolastico.
Tutte le ricerche condotte in questi anni, infatti, hanno dimostrato che i tassi di abbandono sono particolarmente elevati proprio nelle regioni in cui sono più bassi i risultati degli apprendimenti.
Del tema si è parlato in questi giorni a Catania in occasione del G20
Ed ecco cosa ha risposto il Ministro Bianchi alla domanda del nostro direttore Alessandro Giuliani “Come si risponde alla dispersione scolastica?“
“Con la formazione professionale,” ha detto Bianchi, raccomandando anche: “Bisogna dare dignità e forza ai percorsi di formazione professionale che permettono a tutti i ragazzi di avere un loro percorso. Siamo in un Paese convinto che esista una sola vera scuola e tutte le altre siano scuole di serie B. Invece dobbiamo riattivare la considerazione degli istituti professionali”.
Insomma, la transizione scuola-lavoro, che riduce la dispersione scolastica e accompagna i ragazzi verso il lavoro, la si fa con i percorsi professionalizzanti.
E nel fare un bilancio complessivo sul G20, il Ministro ha dichiarato: “Tutti i Paesi hanno affrontato gli stessi problemi, ovvero la pandemia, la sospensione delle lezioni e la ripartenza delle lezioni; ma soprattutto tutti hanno capito che se si vuole ripartire bisogna investire di più e meglio in Istruzione”.
Si tratta di una questione assolutamente strategica in quanto un adeguato livello di scolarità incide anche sulla possibilità di trovare un posto di lavoro.
D’altronde l’abbandono scolastico è legato spesso anche alle condizioni di contesto, all’ambiente familiare e sociale in cui si vive.
Investire in istruzione nelle aree più disagiate è insomma l’unica strada che abbiamo per rompere il circolo vizioso di povertà educativa – abbandono scolastico – disoccupazione – disagio sociale.
Il PNRR dovrebbe rappresentare l’occasione per invertire la rotta. Ma bisogna fare in fretta senza perdere altro tempo prezioso.
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