Numerosi Laenders tedeschi, specie quelli in maggiore arretratezza economica, lottano anno dopo anno con un crescente calo delle iscrizioni e l’aumento a vista d’occhio sia dei NEET, ovvero quei giovani che dai 15 ai 30 anni non studiano, non lavorano e non sono alla ricerca di un impiego, non seguono corsi di formazione o di abilitazione ad una professione, sia dei ragazzi e delle ragazze che, provenienti da situazioni familiari particolarmente svantaggiate a livello sia sociale che economico, abbandonano gli studi prima del tempo. I casi di Sassonia, Baden e Renania sono allarmanti e richiamano polemiche da tutto il paese; principale tra le cause, secondo gli esperti, le continue ed irregolari chiusure per l’emergenza sanitaria da COVID-19 su base locale, l’adozione della Didattica a Distanza con tutte le problematiche connesse (mancata strumentazione, calo attentivo e di rendimento scolastico) e lo smembramento conseguente di quel tessuto sociale già in difficoltà segnate dalla crisi economica. La situazione dei figli di migranti è ben peggiore: i dati di cui disponiamo, date le irregolarità, sono alquanto aleatori e non esemplificativi dei livelli di dispersione propri delle comunità non autoctone.
Secondo un sondaggio condotto dal notiziario tedesco Spiegel, al momento circa 4.000 bambini e adolescenti rifugiati dall’Ucraina non frequentano le scuole pubbliche. Il sondaggio, per il quale Spiegel ha dichiarato di aver contattato i ministeri e le autorità statali responsabili, ha rilevato che quattro dei 16 stati tedeschi non sono attualmente in grado di accogliere tutti i bambini e gli adolescenti rifugiati nel rispettivo sistema scolastico. Il problema è particolarmente pronunciato nella città-stato di Berlino e nello stato più popoloso della Germania, la Renania Settentrionale-Vestfalia (NRW). Quasi 1.700 e più di 1.800 giovani rifugiati sono in lista d’attesa rispettivamente a Berlino e NRW. La città stato di Brema ha segnalato 130 ragazze e ragazzi senza un posto in una scuola. Nello stato della Sassonia, a circa 380 bambini e adolescenti non è stata ancora assegnata una scuola – tra loro non ci sono solo rifugiati, ma anche altri nuovi arrivati, ha riferito Spiegel. La situazione peggiora per i giovani rifugiati da Siria ed Iraq, per i quali l’integrazione si fa più complessa: secondo gli ultimi dati disponibili, oltre 11.500 di costoro non si recano a scuola.
Nel Belpaese il fenomeno dispersivo assume dimensioni diverse e complesse. Nel Settentrione questo si relaziona alla densità abitativa, alle forme e diffusione di microcriminalità su piccola, media e larga scala ed alla salute del sistema scolastico in oggetto. Nel Mezzogiorno la dispersione si fa più tentacolare e ramificata, specie nelle Isole, le quali si confrontano con la situazione economico-sociale dei gruppi familiari quasi sempre critica per quei soggetti che hanno abbandonato gli studi prima del tempo. Come su precedenti articoli pubblicati su La Tecnica, l’ultimo rapporto ISTAT afferma che solo nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 15,1%. Nel 2022, in Italia, i giovani tra i 30 e i 34 anni con un titolo di studio terziario sono il 27,4%; quelli tra i 25 e i 34 anni sono il 29,2%
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