Il ministro Patrizio Bianchi ha scritto: “Il Pnrr prevede un investimento di 1,5 miliardi per iniziare a invertire la rotta e contrastare un fenomeno che registriamo da molti anni. Mettiamo i più fragili al centro della nostra strategia“.
L’inversione di rotta ricorre nel pensiero del Ministro; l’ha enunciata, ad esempio, quando ha condannando “il mito ossessivo del programma”.
Si può arguire che all’origine della dispersione sia da collocare l’inadeguatezza dell’insegnamento cattedratico, che fonda la sua credibilità nel trasmettere un sapere codificato. Un credo che presuppone la staticità del conosciuto. Si tratta di un assunto che confligge con gli imprevedibili e costanti cambiamenti del mondo contemporaneo, in cui i giovani sono immersi.
L’inversione di rotta, conseguentemente, deve corrispondere al cambiamento della tradizionale didattica; bisogna abbandonare l’approccio versativo, che richiede allo studente l’adeguamento a “cose morte” [A. Einsterin]. I laboratori, in cui i giovani affrontano e risolvono i problemi delle diverse discipline, devono diventare la via maestra. Il sapere dovrà essere “strumento e occasione per uno sviluppo unitario, ma articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte” [programmi scuola media 1979].
L’insegnamento del principio di Archimede dimostra la contrapposizione.
L’approccio didattico tradizionale prende avvio dall’enunciazione del principio; poi se ne mostrano i caratteri e se ne accerta la validità.
Una simulazione su computer rappresenta l’alternativa; un ambiente che stimola la formulazione d’ipotesi, la loro concretizzazione e la capitalizzazione degli errori; tutte attività volte alla scoperta e alla formalizzazione del principio del galleggiamento. In rete è visibile la relativa proposta didattica: “Laboratorio di matematica: Archimede”.
Sintetizzando: per arginare la dispersione scolastica è necessario abbandonare l’approccio bottom-up e adottare il top-down. Gli studenti devono sempre possedere l’origine e il senso del loro agire.
Enrico Maranzana