Dispersione scolastica, una vera emergenza nazionale
C’è una emergenza gravissima nella società italiana ed è quella della dispersione scolastica.
Siamo ben lontani dall’obiettivo di Lisbona dell’80% di diplomati nel 2020, e disperdiamo risorse anche con i ragazzi che non completano l’obbligo scolastico o addirittura non arrivano al terzo anno della scuola secondaria di primo grado.
Bene: occorre una mobilitazione della politica, del sindacato, dell’associazionismo per ricomporre questa rottura che danneggia l’Italia in maniera gravissima. Investire sui giovani che sono deboli nei confronti della scuola. Un’occasione viene dalla legge sul reddito di cittadinanza.
Il Ministero del Lavoro fornisca ai Comuni i dati su quei percettori di reddito di cittadinanza che devono fornire 12 ore settimanali al bene pubblico.
Si studino modi per utilizzare una parte di essi per
– recupero scolastico nelle età della scuola primaria e della secondaria di primo grado;
– insegnamento della lingua italiana a bambini, ragazzi ed adulti (fra questi ultimi principalmente donne) non italofoni;
– attività socializzanti – anche di tipo sportivo – per bambini e ragazzi in condizioni di disagio.
Altri possono essere impegnati nella cura di aree verdi e spazi pubblici, negli interventi sul dissesto idrogeologico, nell’assistenza ad anziani e disabili.
Comuni, scuole, associazioni di volontariato possono impegnarsi nel promuovere le attività di recupero scolastico fornendo “tutor” competenti e spazi adeguati.
Se i percettori di reddito di cittadinanza sono intorno a 600 mila unità anche 30 mila, un ventesimo di essi, basterebbero a formare una task force significativa.
La scommessa del disagio che aiuta altro disagio non è campata in aria, ma in mille situazioni reali – specie nei piccoli centri – si concretizza già in molte situazioni.