Considerando la percentuale degli abbandoni scolastici sul complesso degli iscritti, emerge come il fenomeno continui a presentare elementi di criticità nella scuola secondaria di II grado, in particolare nei primi due anni del ciclo: pertanto, occorre programma di didattica integrativa che prevede il rafforzamento delle competenze di base secondo metodi innovativi e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà più a rischio. È questa la posizione del Governo, illustrata nel corso un’audizione in commissione Cultura alla Camera dal sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, per frenare l’ancora troppo alto numero di alunni che lasciano la scuola in età di obbligo formativo.
“La percentuale di abbandoni alla fine del primo biennio delle scuole superiori – ha detto – è passata, in Italia, dal 9,3% del 1995 al 7,3% del 2011 e, nel Mezzogiorno, dal 9,5% al 8,3%. Il dato si attesta su valori più elevati al termine del primo anno (11,4% in Italia e 13% nel Mezzogiorno) e su valori significativamente più contenuti al termine del secondo (rispettivamente 2,5% e 2,8%). Anche in questo caso il livello di abbandono risulta particolarmente elevato in Sicilia, Sardegna e Campania”.
Rossi Doria ha comunque anche chiesto di leggere con più cautela i dati sulla dispersione. “In attesa della messa a regime di un’anagrafe integrata (prevista anche dall’art.13 della Legge 128/2013 recante “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”) che consenta di intercettare in modo sistematico i soggetti che, fuoriusciti dai percorsi di istruzione, decidono di assolvere il diritto-dovere all’istruzione scegliendo un percorso alternativo, i dati rischiano – ha spiegato – di essere sovrastimati, cogliendo solo l’abbandono del sistema di istruzione, ma non l’eventuale assolvimento attraverso la formazione professionale o l’apprendistato”.
Rossi Doria ha comunque anche chiesto di leggere con più cautela i dati sulla dispersione. “In attesa della messa a regime di un’anagrafe integrata (prevista anche dall’art.13 della Legge 128/2013 recante “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”) che consenta di intercettare in modo sistematico i soggetti che, fuoriusciti dai percorsi di istruzione, decidono di assolvere il diritto-dovere all’istruzione scegliendo un percorso alternativo, i dati rischiano – ha spiegato – di essere sovrastimati, cogliendo solo l’abbandono del sistema di istruzione, ma non l’eventuale assolvimento attraverso la formazione professionale o l’apprendistato”.
Il sottosegretario è quindi passato ad illustrare la linea che il Miur intende assumere per frenare il fenomeno: sono stati approntati i decreti attuativi per avviare un Programma di didattica integrativa che prevede il rafforzamento delle competenze di base secondo metodi innovativi e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e dell’evasione dell’obbligo, con attenzione particolare alla scuola primaria: a questo proposito il decreto “L’Istruzione riparte” prevede 15 milioni (3,6 per il 2013 e 11,4 per il 2014). Il finanziamento straordinario sarà destinato integralmente alle scuole e alle reti di scuole scelte con una procedura di selezione che si concluderà il 28 febbraio. Le attività di recupero e prevenzione inizieranno nel corso dell’ultimo quadrimestre del corrente anno scolastico e proseguiranno in tutto il prossimo (2014/15).
Rossi Doria ha anche ricordato che “al momento dell’iscrizione a scuola è ancora oggi vietato, per le norme sulla privacy, raccogliere dati sul lavoro, il reddito e anche sul grado di istruzione dei genitori del ragazzo che si iscrive. Noi abbiamo tuttavia estremo bisogno di tali dati oggi e in futuro per guidare azioni di contrasto alla dispersione scolastica ben articolate e costruite su solide analisi dei singoli contesti”.
“Del resto lo stesso regolamento europeo per i Fondi strutturali europei – ha fatto osservare ancora il rappresentante del Governo – ci chiede tale rilevazione al fine dell’approntamento dei programmi e per mirare gli interventi nelle aree più critiche. Ma a tutt’oggi la linea scelta dal garante della privacy rende complicato tale percorso”. Il sottosegretario ha infine segnalato che si registrano progressi sulle procedure di raccolta di dati che mettono in relazione, territorio per territorio, gli aventi diritto alla scuola con gli iscritti e frequentanti effettivi.