Manca meno di un mese e mezzo alla scadenza del bando per partecipare alla realizzazione di percorsi didattici innovativi, dei Curricoli Digitali volti alla promozione e al rilancio di tematiche inerenti al mondo della rete e del digitale. Un tentativo dunque per cercare di colmare le ancora numerose lacune che le scuole presentano in fatto di tecnologia.
Basta guardare alcuni dati del Miur in materia di tecnologia e impiego di supporti digitali negli istituti.
Se per esempio nelle scuole la nota aula computer è presente da dieci anni circa, la maggior parte degli studenti sostiene di utilizzarla molto sporadicamente: dunque la sua longevità non le ha garantito un posto fisso nella quotidianità didattica.
Più successo sembrerebbe aver avuto la lavagna multimediale della quale, nel Documento di presentazione della Buona Scuola, si diceva che avrebbe “ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica”. Eppure soltanto il 42% degli studenti ha effettivamente accesso ad una lavagna multimediale e di questi c’è comunque un 18% che non la sfrutta appieno, utilizzandola una media di una volta a settimana circa. Ancora più basso il numero di alunni che ha a disposizione un proiettore interattivo, il 6,1%. Come se non bastasse anche le connessioni al web fanno acqua da tutte le parti: soltanto il 23% dei ragazzi avrebbe accesso ad Internet tramite Wi-Fi direttamente dalle proprie aule.
Lavorare su questo versante è ora più che mai essenziale per la scuola. Il modo di interagire con il mondo esterno è in continuo cambiamento, soprattutto grazie alle nuove tecnologie. Queste hanno avuto e continuano ad avere un’influenza ormai irreversibile sulla vita di tutti, specie dei più giovani, e quindi anche sul metodo di apprendimento. Tale cambiamento deve dunque rispecchiarsi nella didattica. Gli studenti infatti oggi arrivano tra i banchi di scuola dopo aver avuto già modo di entrare a contatto con la tecnologia: ciò cambia il loro modo di comunicare, di raccogliere nozioni ed informazioni, persino di pensare. La scuola che li accoglie deve quindi essere in grado di confrontarsi con loro e non può permettersi di rimanere indietro.
Troppo spesso le scuole e i docenti sono chiusi e un po’ ostili alle nuove tecnologie, sia perché vedono in essi un fattore di distrazione insormontabile più che un supporto alla didattica, sia perché spaventati dal cambiamento radicale del sistema educativo che questi determinerebbero.
È invece importante superare la riluttanza e lo scetticismo perché negare un posto ai supporti digitali nelle scuole equivarrebbe a negare il ruolo e la loro onnipresenza nella nostra quotidianità. Senza contare inoltre che aiuterebbe a ridurre la distanza tra questa generazione di nativi digitali e la scuola stessa, così da poter lavorare insieme e nella medesima direzione in favore di un miglioramento della didattica che sia al passo con i tempi, con le esigenze dei ragazzi e dello sviluppo tecnologico.
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