Molto spesso abbiamo parlato dell’influenza che hanno i testi delle canzoni che spopolano tra i giovani sui ragazzi stessi. C’è chi accusa molti rapper e trapper di usare termini troppo violenti e misogini. Molti esponenti della scena italiana hanno sempre negato, rifiutando ogni responsabilità nei confronti dei loro fan.
Il rapper Tony Effe, invece, che sta vivendo un momento d’oro dal punto di vista della popolarità, ha invece ammesso di usare parole non proprio “corrette”. In un’intervista a Vanity Fair il 33enne romano ha detto che “può esistere un rap non misogino, ma non è il mio rap. Io poi faccio di tutto, anche pop. Sono bravo a fare tutti i tipi di musica, molto semplicemente”.
A proposito di testi violenti, com’è noto Tony Effe è stato tra i due protagonisti di un dissing, insieme Fedez. I due se ne sono dette di ogni con alcune canzoni e c’è chi ha storto il naso bollando i due come infantili, immaturi e di cattivo esempio. Ecco la risposta del rapper alle critiche: “Il dissing esiste da sempre. Forse in Italia la gente non lo capisce. È solo musica. È una gara a chi fa rime più spietate, a chi fa più male attraverso la musica”.
“È solo musica e bisogna leggere quel verso nel contesto: è rap. Si usano quelle parole, quella forma. Si raccontano cose belle, cose brutte, si raccontano le donne in tutte le sfaccettature”, ha concluso.
Di fronte ad atti violenti c’è chi ha puntato il dito contro un certo tipo di musica, e soprattutto di testi delle canzoni: il trap. Lo ha fatto l’attrice Cristiana Capotondi: “Ma l’avete ascoltata la musica trap, di come viene trattata la donna nella musica trap? La ascoltano gli adolescenti. Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto tale per cui ti tolgo la vita”, ha detto a In Altre Parole su La7.
Ecco la replica di Luché: “Quanto qualunquismo in classico stile italiano. Come se la donna non fosse mai stata trattata come un oggetto nelle fantasie degli italiani, sin dall’inizio delle televisioni private dagli anni Ottanta a oggi”.
Ancora più diretta la risposta del rapper milanese Niky Savage: “Mi sono rotto di sentirmi associato a questa m***a. ‘L’avete sentita la musica trap?’, sì ed è meglio di sentire certe ca***te che dite. Vorrei tanto sapere che musica ascoltino, sono sicuro che rimarremmo tutti stupiti! Detto questo, portiamo rispetto alle povere ragazze vittime di queste bestie, e alle loro famiglie”.
Ecco l’opinione di Jake La Furia: “Se pensiamo all’ipotetica influenza negativa sui giovani allora bisogna abolire i film d’azione, certa letteratura fantastica, il pulp e un sacco di altre cose. Sono le famiglie — non noi — a dover insegnare certi principi. E poi la nostra musica con i Club Dogo è stata anche cronaca della realtà, e la realtà non è sempre bella”.
Anche il rapper Fred De Palma la pensa così: “Puntare il dito verso chi fa rap o trap è un modo per costruire alibi a chi viene meno al proprio ruolo. Sul palco ci si scanna con insulti anche tremendi, l’opposto del politically correct. Ma è solo fiction”, ha detto mesi fa.
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