“Davanti ai giovani sentiamo il dovere morale di non tacere”, dichiara Michele De Beni. E giusto per non tacere indirizza da qui ai non meglio identificati “Potenti signori della guerra e della pace” un retorico “Appello”.
È retorico per i toni enfatici. È retorico perché i potenti non leggono questa rubrica e perché anche se la leggessero non formulerebbero certo le proprie scelte politiche in base a siffatte letture. È retorico nel prendere sul serio improbabili quanto ingenue richieste giovanili. È retorico perché esorcizza sanguinose tragedie internazionali con vacui proclami. È retorico sia che adotti il pluralis maiestatis, sia che pretenda di parlare davvero a nome di “noi Educatori, Insegnanti, Uomini e Donne di buona volontà [che] non ci arrendiamo alla logica di violenza e di morte”.
Anch’io sono un insegnante e sono contro la guerra, come tutti peraltro lo sono (almeno a parole). Ma proprio per questo non posso che ripudiare con sdegno un simile appello. Che tra l’altro si richiama a un altro “appello di molti per una soluzione ragionevole dei conflitti tra Russia e Ucraina”. Anche quella però non fu affatto ragionevole né concreta e non fu neppure una soluzione, come è già stato dimostrato ampiamente. Solo il cessate il fuoco da parte del dittatore Putin porrebbe fine alla guerra. Il cessate il fuoco da parte del presidente Zelensky invece porrebbe fine solo all’Ucraina. La sua resa inoltre incoraggerebbe altre invasioni. Rivolgersi allo stesso modo ai due capi di stato è menzognero e spregevole.
Prospettare ora una Ucraina “in stato di neutralità”, la rimozione delle “sanzioni alla Russia”, il riconoscimento delle presunte “esigenze delle minoranze e dell’autonomia di alcuni territori cuscinetto” significa addossare tacitamente sull’aggredito le colpe per lo scoppio e il perdurare dell’aggressione. Mentre è frutto di reticenza compiacente limitarsi a evocare un vaghissimo aiuto alla “ricostruzione dell’Ucraina”, senza chiarire a chi spetterebbe un tale onere né, prima ancora, di chi sia la responsabilità delle distruzioni, delle deportazioni, degli stupri, delle torture, delle stragi di civili e del tentativo di cancellare una nazione intera.
Non so se i giovani facciano davvero domande sciocche sulla guerra, di sicuro sghignazzano amaramente sotto i baffi se per tutta risposta ricevono soltanto altisonanti frottole.
Andrea Atzeni