C’era da aspettarselo: i sindacati non hanno proprio digerito la decisione unilaterale del Governo di ridurre il 50% i permessi e distacchi in essere. Per la scuola il provvedimento, preso dal CdM ed ora al vaglio del Parlamento, avrebbe effetti immediati: con il nuovo anno, quindi dal 1° settembre, il dimezzamento della rappresentatività sindacale sarebbe già operativo.
Si tratta di un provvedimento che, conoscendo il rapporto difficile del premier Renzi con il mondo sindacale, non cade proprio come un filmine a ciel sereno. Però, obiettivamente, in pochi avrebbero pronosticato su un’attuazione così repentina. Che costringerà le tante segreterie sindacali sparse per il territorio nazionale a fare i salti mortali per garantire lo stesso servizio di consulenza offerto oggi.
Così, dopo l’Anief, che impugnerà il provvedimento, il 17 giugno a farsi sentire è stata la Gilda-Unams, attraverso il suo coordinatore nazionale Rino Di Meglio. “Quella sbandierata dal tandem Renzi-Madia – sostiene il sindacalista triestino – è una rivoluzione puramente di facciata che in realtà non procura risparmi ma ferite gravi e profonde alle grandi organizzazioni democratiche rappresentate dai sindacati”.
Di Meglio non usa mezzi termini per esprimere il suo disappunto: “il taglio del 50 per cento di permessi e distacchi viene effettuato brutalmente, senza alcuna gradualità, e va a colpire persone che generalmente prestano servizio ben oltre il normale orario di lavoro per difendere i diritti di insegnanti e impiegati e per aiutarli a districarsi nella giungla burocratica italiana”.“Il risparmio che deriverà dal dimezzamento di permessi e distacchi – spiega il coordinatore della Fgu – ammonterà a circa 13 milioni nelle scuole e ad altrettanti nel resto del pubblico impiego, una cifra che corrisponde a meno degli stipendi di una manciata di dirigenti pubblici. Il rientro dei distaccati, inoltre, non farà altro che ridurre ulteriormente i posti di lavoro disponibili, con ‘tanti saluti’ al famoso ricambio generazionale”.
Il rappresentante del sindacato degli insegnanti conclude il suo intervento con una stoccata al mondo politico: “ben altro sistema ha usato il governo – incalza Di Meglio – per il finanziamento pubblico ai partiti, la cui abolizione avverrà soltanto nel 2017 e che alla fine verrà sostituito dal 2 per mille nella dichiarazione dei redditi. L’attacco di Renzi – conclude – si conferma come una deriva populistica tesa a destrutturare i sindacati”.
I sindacati, salvo improbabili bocciature della misura in Parlamento, hanno a questo punto poco più di un mese di tempo per fare le loro scelte: dal Miur hanno fatto sapere che il contratto sulle utilizzazioni (comprendente anche i distacchi per motivi sindacali) verrà emanato non prima del 16-17 luglio. Ai segretari nazionali e provinciali delle varie organizzazioni spetta ora l’onere di fare la lista “ristretta” di nominativi che rientreranno nell’organizzazione nel prossimo anno scolastico. Per chi rimarrà fuori, a meno che il sindacato decida di pagarsi il distacco di tasca propria, non ci sarà altra scelta: dovrà tornare a scuola.
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