Distacchi sindacali: entro il 2011 quasi dimezzati
Docenti, dirigenti scolastici e personale Ata rappresentano, insieme, la fetta più grande dei tagli apportati attraverso la Legge la n. 133/08, su forte impulso del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ai distacchi sindacali nel pubblico impiego. Complessivamente, a livello di intera Pubblica amministrazione, il progetto del Governo è che entro il 2011 i rappresentanti sindacali passino da 2.594 a 1.109: in pratica nel giro di due soli anni si assisterà quasi ad un dimezzamento. Se il restringimento della quota di sindacalisti è lo stesso per tutti i comparti (il 15%) la scuola pagherà il tributo maggiore: il Miur è infatti numericamente di gran lunga il settore dalla Pa a detenere più dipendenti. Viene da sé che i lavoratori “prestati” al sindacalismo ed ora costretti a tornare nella sede lavorativa di titolarità è maggiore: tanto che dal 1° luglio dei 390 distacchi sindacali soppressi (sui 2.594 totali dei comparti pubblici) ben 165 riguardano il personale del ministero dell’Istruzione.
Nell’arco dei prossimi due anni i distacchi sindacali nel comparto scuola passeranno da 1.023 a 528: saranno quindi ben 495 gli attuali sindacalisti che dovranno tornare dietro la cattedra, a dirigere un istituto o a fornire assistenza in qualità di personale non docente.
Rimanendo al prossimo anno, i sindacati della scuola più penalizzati saranno quelli che detengono anche maggiori esoneri. A guidare la classifica è la Flc-Cgil, l’organizzazione sindacale che nella scuola ha più Rsu ma che risulta dietro alla Cisl per quantità di tessere: il sindacato guidato da Domenico Pantaleo dovrà rinunciare a 49 sindacalisti su 327 totali. Segue la Cisl Scuola, che nell’anno scolastico 2009 ne perderà 48 su 321. Poi lo Snals-Confsal, con 34 tagli su 227. Più ridotto, ma sempre per una procedura puramente proporzionale, il numero di tagli alla Uil Scuola (23 su 154) e alla Gilda degli insegnanti (12 su 80).