Sono 340 i docenti, Ata, dirigenti e Dsga che dal 1° settembre lasceranno il sindacato, dove quest’anno erano distaccati, per tornare a svolgere la loro professione all’interno della scuola. La stima, effetto del dimezzamento dei distacchi sindacali previsti dalla riforma della PA approdata in GU il 24 giugno, si legge nella relazione tecnica allo stesso decreto legge n. 90.
Nella relazione si legge, infatti, che “per il triennio 2013/2015 sono stati autorizzati per il comparto Scuola 681 distacchi”. Facendo l’ipotesi che i distacchi siano attribuiti “per due terzi a docenti e per un terzo al personale Ata” con una riduzione degli oneri per lo Stato di circa 10 milioni di euro l’anno (“al lordo degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione).
Quella presa dal Governo Renzi, si legge ancora nella relazione, è una “norma di razionalizzazione e di riduzione della spesa pubblica dalla quale deriva, in generale e per tutte le amministrazioni, la possibilità di impiegare un maggior numero di unità di personale nello svolgimento delle attività istituzionali con una conseguente ottimizzazione nell’impiego delle risorse umane”.
E per la scuola, spiega sempre l’allegato al dl, si tratta di un “minore onere per supplenze” visto che nel comparto “vi è l’esigenza inderogabile di provvedere alla copertura di ogni posizione prevista”.
Insomma, per i responsabili delle organizzazioni sindacali non vi è altra scelta: nei prossimi giorni, comunque dopo metà luglio (quando uscirà l’ordinanza su utilizzazioni e distacchi) dovranno stilare una lista “ristretta” di dipendenti da distaccare in vista del prossimo anno scolastico. E non sarà un’operazione facile.
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