Oggi la vita è particolarmente minacciata e le scene cui assistiamo ogni giorno, distanziamento sociale, distanziamento religioso e distanziamento educativo, ci fanno vedere quanto siano deboli le sicurezze umane e quanto profonda la crisi di una concezione della vita prevalentemente legata alla produttività, alla ricchezza e alla mondanità.
La vita è il dono più bello e prezioso, va vissuto con gratitudine e letizia e non è possibile privarla della sua dignità o rinchiuderla dentro un rigido schema.
La vita è salute, benessere, felicità, pace, amore, comunione, condivisione e di tutti questi beni non è il presupposto, ma la somma.
In questo periodo di maggiore vulnerabilità, l’ uomo sta avendo la possibilità di verificare come la vita non possa mai essere separata dagli eventi concreti e quotidiani. Stordito dallo spettacolo che si presenta davanti ai suoi occhi, vite minacciate, fragili, ferite, negate, divise, salvate, ecc., prova un senso di impotenza ed avverte in modo sempre più vivo il desiderio di liberarsi da questo male.
Una nuova visione della vita potrebbe offrirci alcuni punti indicativi che non comportano certo la soluzione di tutti i problemi, ma possono orientarci nel caos delle diverse soluzioni che via via vengono proposte.
La vita è molto di più della semplice esistenza. La vita è qualcosa che cresce e si sviluppa in pienezza e intensità, per questo in tutti e soprattutto nei giovani, c’è l’ansia di iniziare presto un cammino di risurrezione, di libertà, di ritorno al gioioso stupore di sentirsi accolti, amati, educati.
È giunto il tempo di meditare e di abbassare il capo, di abbandonare questa folle corsa, questo folle litigio con la natura, per cogliere le contraddizioni dell’esistenza e riconoscere il valore di una vita non accartocciata su se stessa, imprigionata nell’impotenza del proprio corpo, chiusa nel proprio egoismo, ma felicemente in cammino verso l’ altro.
Se la vita è apertura, dialogo, formazione, fede, comunione, amore, ne consegue che il distanziamento sociale, il distanziamento educativo e il distanziamento religioso, stanno creando una frattura insanabile all’interno dei tre pilastri, dei tre nuclei fondanti della nostra società: Religione, Stato e Scuola.
Per questo, occorrerebbe un ragionevole silenzio per cercare, senza illusioni, di riflettere e capire se, una volta cessata l’emergenza, la scuola, la chiesa e la società avranno più la forza e la saggezza di canalizzare sapientemente la vita dell’uomo e delle nuove generazioni verso un nuovo modo di gestire l’intera esistenza e rendere l’umano più umano.
Spesso, il male nel mondo è voluto e costruito, e l’unico rimedio è una inversione di rotta che rinnovi l’uomo, la fede, la scuola e la società dall’interno.
Ciò consentirebbe di scendere dentro le condizioni di vita più deboli e più fioche di anziani soli e indifesi, di famiglie culturalmente ed economicamente deprivate, di lavoratori precari abbandonati, di alunni isolati, fragili, confusi, disorientati, senza alcun mezzo e impossibilitati ad affrontare sofferenze e avversità.
Con intelletto d’amore, bisogna rispondere in forma differenziata a tutte le più profonde esigenze e testimoniare quanto sia importante e preziosa la vita.
Per non naufragare nella disperazione e rispondere all’ardente bisogno dell’uomo di riappropriarsi della vita, della fede, della scuola e dell’educazione, bisogna iniziare a cogliere il valore di tutto ciò che può eternare l’amore nel cuore degli uomini e colmare quell’abisso tra grandezza e miseria, tra ricchezza e povertà, tra gioia e dolore.
Tuttavia, in questo particolare contesto, davanti alle cecità del nostro tempo, la scuola, più di altri, deve manifestare apertamente in che modo intende avviare un completo rinnovamento per consolidare la sua posizione e il suo ruolo, rafforzare la sublime dignità dell’ opera educativa e aiutare i giovani studenti a far conoscere l’umano attraverso valori che, troppo spesso, non rappresentano più una guida sicura capace di far risplendere in ciascuno la luce della vita e far trionfare ciò che è infinitamente più alto.
In un mondo distanziato, senza nessuno attorno, senza nessuna relazione, senza nessun contatto, la scuola e l’educazione, la comunità civile e religiosa, devono costituire il palpito della rinascita, la via a ciò che la ragione cerca sopra ogni cosa e devono orientare verso un grande abbraccio d’amore, verso un tirocinio d’azione che bisogna vivere e non discutere.
In un mondo senza nessuno attorno, senza nessuna compagnia, senza nessun contatto, è amaro constatare lo smarrimento delle coscienze, ma ogni tentativo di formarsi o di farsi formare, di reagire, di rettificarsi, di disciplinare, deve ricondurre ad unità le discordanze, liberare l’uomo da ogni confusione e incertezza ed educare alla più forte affermazione della vita.
Purtroppo, il mondo appare sempre più come colui che in un libro guarda dei caratteri, ma non sa ciò che questi caratteri vogliono dire, ciò a cui essi rimandano.
In una simile situazione non si ha tanto bisogno di dottrine, di teorie, di discorsi, ma di una scienza della vita che sia in grado non soltanto di vedere, così come ognuno ne è capace, ma che sappia anche leggere. E ciò lo può fare soltanto colui e coloro che hanno appreso. E chi, in questo momento ha veramente appreso e sta illuminando ed esaltando gli autentici valori della vita, si sta piegando sulle miserie, sui drammi e sulle malattie degli uomini, sono medici, infermieri, personale sanitario, docenti e religiosi che stanno pienamente partecipando alle sofferenze degli uomini per attenuare il distanziamento sociale, educativo e religioso.
Fernando Mazzeo