I recenti accordi circa gli ostaggi pattuiti tra Hamas ed il governo centrale israeliano hanno portato alla – seppur temporanea – distensione delle ostilità a livello locale. Queste, prevalentemente consumatesi durante le prime fasi dell’escalation militare, hanno comportato prima la limitazione delle attività didattiche a livello nazionale – nella fattispecie erano state soppresse tutte quelle extra-curriculari e laboratoriali, viaggi d’istruzione e gite scolastiche – e successivamente il passaggio delle lezioni in DAD, in un paese ove le misure restrittive attuate in seno all0emergenza sanitaria da COVID-19 hanno limitato ed enormemente compromesso l’apprendimento continuativo per gli studenti, specie quelli della scuola primaria e secondaria. La messa in sicurezza delle principali città del paese – il caso di Tel Aviv, Elyat, Gerusalemme – attraverso il massiccio impiego e dispiegamento di forze militari nell’area ha permesso alle scuole di riprendere le attività essenziali seppur mantenendo, su base essenzialmente e comprensibilmente volontaria, l’erogazione delle lezioni a distanza ove si ritenesse necessario. Analizziamo il caso concentrandoci sulle principali città e la riorganizzazione delle attività didattiche.
Le scuole in gran parte di Israele hanno potuto aprire normalmente a partire da mercoledì scorso, comprese quelle di Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa, secondo le nuove linee guida del Comando del Fronte Interno dell’IDF rilasciate il dì precedente in seduta stampa. Come risultato delle ostilità contro Hamas, le istituzioni educative in queste aree erano passate a una combinazione di apprendimento a distanza e attività in presenza, a seconda dell’accesso ai rifugi antiaerei prossimali alla scuola e al personale effettivo disponibile nell’area. La nuova direttiva prevede che il sistema scolastico riprenda la regolare attività in gran parte del Paese, ma esclude le comunità di confine di Gaza, Ashkelon, Ashdod e il Negev occidentale, dove l’apprendimento in presenza è ancora severamente sconsigliato e proibito. Al confine settentrionale, le attività educative possono riprendere con capacità limitata, con la direttiva del Comando del Fronte Interno che stabilisce che le lezioni devono essere tenute all’interno di un’aula sicura – idealmente un rifugio ove possibile – e protetta e secondo le severe linee guida del Comando Nord dell’IDF. Secondo un rapporto pubblicato martedì dal sito di notizie Ynet, circa il 20% degli istituti educativi del paese non dispone di adeguati rifugi antiaerei per tutti gli studenti e il personale scolastico.
La decisione tanto attesa da personale e studenti arriva dopo che la città e la più ampia regione centrale di Dan sono state riclassificate domenica come aree “verdi” dall’Home Front Command solo dallo scorso martedì. Secondo il sistema di codifica a colori in vigore dall’inizio delle ostilità tra Israele e Hamas, nelle aree “verdi” è consentito svolgere attività educative in presenza senza restrizioni. In precedenza, la città era classificata come “gialla”, il che significa che l’apprendimento in presenza poteva avvenire solo entro determinati parametri di sicurezza, incluso un rifugio antiaereo abbastanza grande da contenere gli studenti e il personale presenti nell’istituto in oggetto. In termini pratici, ciò significava che molti istituti della zona operavano secondo un sistema scaglionato, con gli studenti che potevano frequentare fisicamente i plessi scolastici solo due o tre volte a settimana, con i giorni liberi assegnati per la didattica a distanza. Anche la carenza di personale causata dal massiccio richiamo di unità militari di riserva è stata un fattore nella programmazione irregolare delle attività. Il Ministero dell’Istruzione ha concesso licenze e libertà ai singoli comuni e alle scuole per decidere autonomamente come organizzare le proprie lezioni durante le operazioni militari in corso, in conformità con le direttive del Comando del Fronte Interno israeliano.
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