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Distrazione, stanchezza e velocità eccessiva alla guida, ma con casco e cinture: ecco la “diseducazione stradale” della GenZ

Un giovane su 5 ammette di distrarsi alla guida del proprio veicolo, dal monopattino alla bicicletta, dalla microcar all’automobile. Ma è la punta dell’iceberg sotto cui si cela una forte diffusione di comportamenti pericolosi adottati in strada. I più comuni sono l’uso dello smartphone, la velocità eccessiva, la stanchezza, l’abuso di alcol e sostanze. Lo rivela una ricerca di Skuola.net e Autostrade per l’Italia su 2.000 giovani under 25.

  • 2.075 giovani – di età compresa tra i 16 ed i 25 anni – hanno partecipato alla ricerca di Skuola.net in collaborazione con Autostrade dell’Italia nell’ambito del progetto di sicurezza stradale a scuola “Non chiudere gli occhi”.
  • 1 giovane conducente su 5 si dichiara quasi sempre distratto alla guida, mentre circa 4 su 10 ammettono di andare spesso oltre il limite di velocità consentito. Lo smartphone? Uno su 5 non smette di usarlo quando è nel traffico.
  • Il 70% ha confessato di essersi messo alla guida quando era assonnato o comunque molto stanco, e 1 su 7 ammette che ogni tanto si è messo in movimento con la mente annebbiata da alcol o “sostanze”.
  • Il 21% dei conducenti intervistati riporta di aver provocato uno o più incidenti a causa della propria condotta alla guida, e un altro 37% è riuscito a evitare uno schianto per puro caso.

Pericolosamente alla guida: distrazione, stanchezza, uso di sostanze e velocità eccessiva sono compagni di viaggio di molti giovani conducenti. Tra gli under 25 che abitualmente portano un mezzo a due o quattro ruote – automobile, moto, motorino, microcar, bicicletta o monopattino – ben 1 su 5 racconta, infatti, di essere spesso con la testa tra le nuvole proprio mentre imbraccia il volante o il manubrio. E una quota simile (21%) ammette di essere stata coinvolta in incidenti a causa dei propri comportamenti errati, a cui si potrebbe aggiungere una platea ancora più ampia – 4 su 10 – che ammettono di esserci andati molto vicini.

Una confessione choc che giunge proprio dai 2.075 giovani – tra i 16 e i 24 anni – interpellati da una ricerca del portale Skuola.net in collaborazione con Autostrade per l’Italia, nell’ambito del progetto di sicurezza stradale a scuola “Non chiudere gli occhi”, iniziativa figlia di una campagna di sensibilizzazione rivolta direttamente ai giovani.

Segnalando come, anche nell’epoca del ride sharing e della mobilità sostenibile, nonché del mezzo di trasporto individuale additato tra i responsabili del cambiamento climatico, le ragazze e i ragazzi che si mettono alla guida restano comunque tanti: nel campione osservato, i conducenti abituali sono circa la metà. E, purtroppo, molti di loro sono già viziati da alcune cattive pratiche.

A partire dal mancato rispetto dei limiti di velocità: quasi 4 giovani su 10, alla guida di un qualsiasi mezzo di locomozione, ammettono di viaggiare sempre (11%) o spesso (27%) oltre il consentito. Anche la necessaria lucidità, richiesta a qualsiasi conducente, è una merce che non sempre si trova: circa 1 su 7 dice di mettersi frequentemente alla guida quando è assonnato o comunque molto stanco. E se consideriamo coloro a cui è capitato almeno una volta, la platea si allarga fino al 70% dei “piloti” intercettati dalla ricerca.

Purtroppo non manca un altro grande classico: la guida in stato di alterazione psicofisica. Infatti, 1 su 6 confessa di aver guidato a volte (11%) se non spesso (6%) con la mente annebbiata da alcol o “sostanze”.

Sul fronte smartphone alla guida, 1 su 5 ammette di armeggiare costantemente con il proprio dispositivo, quando invece dovrebbero prestare la massima concentrazione alla strada. è una percentuale che desta preoccupazione, ma è importante constatare che il 34% cerchi di limitare al massimo queste distrazioni e che il 46% dichiari di attenersi al codice della strada e a quello del buon senso, evitando di buttare l’occhio a chat, social e video mentre è sulla strada.

Tuttavia, a chi capita di tenere uno smartphone tra le mani anche in marcia, a volte accade di esagerare: ben 4 su 10 hanno prodotto contenuti digitali come video, selfie e dirette social. Portando a immaginare che i casi di cronaca che vedono i giovani come protagonisti in negativo, proprio a causa di questa cattiva abitudine, siano pure limitati rispetto alla diffusione del fenomeno.

Una considerazione simile si può estendere anche ad un’altra casistica: quando capita di dover scegliere se salire o meno in macchina con un conducente che non è in condizioni di guidare – perché ubriaco, assonnato o altro – in 4 casi su 5 si opta per la soluzione più rischiosa, ovvero accettare il passaggio, ignorando la paura o facendo finta di nulla. E la cosa ancora più allarmante è che non si tratta di uno scenario così raro: è capitato a oltre un terzo degli intervistati (36%).

Paradossalmente, invece, il senso di prudenza o di rispetto delle norme viene ben digerito quando si tratta delle regole base di circolazione stradale previste per il mezzo che conducono: cinture, casco e limiti sui passeggeri a bordo pare siano sempre rispettati dal 60% dei giovani intervistati, a cui si aggiunge un 18% che tendenzialmente rispetta le regole pur con qualche dimenticanza. E oltre la metà dei conducenti (53%) invita sempre i suoi eventuali passeggeri a fare lo stesso.

In questa generazione, dunque, c’è del buono su cui lavorare, a partire proprio dalla consapevolezza dei rischi di alcuni comportamenti. Infatti, solo il 24% non pensa mai alle possibili conseguenze sulle persone di una certa “disinvoltura” in strada. Una percentuale che, però, raddoppia tra coloro che si dichiarano molto distratti alla guida. Inoltre, in questa porzione del campione, come era lecito attendersi, la frequenza degli incidenti provocati quadruplica rispetto alla media generale: 3 “distratti” su 4 ne sono stati protagonisti.

A fare da volano a questa diffusa “diseducazione stradale”, potrebbe essere determinante la quasi totale assenza nella vita degli adolescenti e dei giovani adulti della corretta informazione sul tema, che aiuti a comprendere gli effetti sulla vita reale di certi comportamenti al di là delle sanzioni civili o penali. Eppure si tratta di argomenti che rientrano a pieno titolo nelle linee guida sull’Educazione Civica, teoricamente obbligatoria a scuola ma discrezionale nel programma effettivamente svolto da ogni singola classe. Tanto è vero che appena il 14% dei giovani coinvolti nell’indagine afferma di aver trattato abitualmente l’educazione stradale tra i banchi durante la carriera scolastica; a cui si affianca un 32% a cui è capitato una singola volta. Tutti gli altri – il 54% degli intervistati – non sono mai stati mai raggiunti da iniziative di questo tipo.

Risulta quindi fondamentale incrementare il numero di studenti da raggiungere, con proposte didattiche pensate per supportare i docenti chiamati a sviluppare le ore di insegnamento di Educazione Civica. Proprio in questo contesto si inserisce il “Progetto sicurezza stradale a scuola – Non chiudere gli occhi”, con il quale Autostrade per l’Italia offre agli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado di tutto il paese un pacchetto “chiavi in mano” di attività sull’educazione stradale, inclusa la possibilità di far cimentare i propri studenti con un contest creativo o di poter incontrare a scuola esperti e testimonial.

In questo modo, continua l’impegno di Autostrade per l’Italia per sensibilizzare i più giovani sul tema della sicurezza stradale e sul rispetto dei comportamenti corretti alla guida. Riprendendo i messaggi chiave della campagna rivolta ai giovani under 20. Il progetto è iniziato a metà ottobre e a oggi risultano 151 scuole con 542 classi coinvolte. L’obiettivo è quello di raggiungere, entro maggio 2024, circa 12.000 studenti.

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Redazione

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