Come spieghiamo in un altro articolo, “Un Paese, due scuole” è il titolo dell’indagine promossa da Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) insieme a L’Altra Napoli onlus, presentata presso La casa di vetro di Forcella.
Le mancanze nelle infrastrutture al Sud si ripercuotono anche sull’attività fisica e la pratica sportiva dei ragazzi. Nel Meridione infatti quasi un ragazzo su tre tra i 6 e i 17 anni è in sovrappeso (uno su cinque al Centro-Nord). Ci sono anche nette differenze nella popolazione che pratica sport abitualmente al Centro-Nord (42%) e al Sud (27,2%). I ragazzi sono più sedentari al Sud (22%) rispetto al Centro-Nord (15%) e l’aspettativa di vita è tre anni inferiore al Sud.
Ci sono infine i dati sulla denatalità e i flussi di migrazione giovanile. Tra il 2015 e il 2020 il numero degli studenti del Mezzogiorno, dalla materna alle superiori, si è ridotto di 250mila unità contro le 75mila del Centro-Nord. Colpa anche della debolezza dell’offerta scolastica e della limitata qualità dei servizi pubblici.
Secondo il direttore della Svimez Luca Bianchi il quadro che emerge e che rischia di rafforzarsi ancora di più se passano le proposte di autonomia, è quello di adattare l’intensità dell’azione pubblica alla ricchezza dei territori, con maggiori investimenti e stipendi nelle aree che se li possono permettere. Occorre dunque invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche pubbliche nazionali in tema di istruzione. Il Pnrr è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali, ma bisogna superare i vincoli di capacità amministrativa. Bisogna rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali, sia del Sud che del Nord. Come? Garantendo asili nido, tempo pieno, palestre e rafforzando l’offerta formativa dove il rischio di abbandono è maggiore.
“I dati offerti dallo Svimez sulle enormi differenze tra Nord e Sud in materia di diritto allo studio e di accesso ai servizi scolastici cristallizzano un quadro allarmante che è sotto gli occhi di tutti: quello di un Paese spaccato in due su uno dei terreni più importanti per la vita e la crescita democratica come quello della scuola. Il problema qui è che il divario rischia di ampliarsi ulteriormente fino a diventare irrecuperabile con le ricette del governo Meloni: dal taglio di oltre 4 miliardi programmato in legge di bilancio, alla chiusura di centinaia di istituti scolastici soprattutto al Sud, agli stipendi differenziati di Valditara, fino al progetto sulle autonomie regionali. Quest’ultimo rappresenta la pietra tombale per ogni speranza di riduzione delle disuguaglianze tra Nord e Sud in materia di istruzione. Con Meloni rischiamo di avere un paese con 20 scuole diverse, con il Sud ancor più abbandonato a se stesso. Il governo analizzi con molta attenzione i dati offerti dallo Svimez e si fermi, finché è in tempo”.
Così i capigruppo del Movimento 5 stelle in commissione Istruzione Anna Laura Orrico e Luca Pirondini.
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