Dal 12 settembre la maggior parte degli otto milioni di studenti italiani sono rientrati in classe. A Bologna, un liceo paritario ha deciso di modificare il regolamento, vietando agli alunni di utilizzare il telefono cellulare in classe, anche durante la ricreazione: gli allievi saranno tenuti a consegnarlo all’ingresso e lo potranno riavere solo alla fine della giornata. Tra le motivazioni che hanno spinto il dirigente a prendere questa decisione c’è quella di provare a combattere una dipendenza che “non si può vincere con la buona volontà”.
Nel corso degli anni i vari ministri dell’Istruzione hanno avuto un’interpretazione diversa sulla questione del cellulare in classe. A introdurre il divieto di uso a scuola fu negli anni del governo Prodi l’allora ministro Giuseppe Fioroni. Successivamente, nel governo Gentiloni, la ministra Valeria Fedeli ne ha invece incoraggiato l’utilizzo, anche se solo come strumento di didattica.
Anche gli stessi docenti hanno avuto e mantengono diverse posizioni al riguardo. D’altronde nelle scuole prive di attrezzature informatiche, il cellulare potrebbe essere utilizzato nella didattica laboratoriale, ad esempio. L’alternativa più probabile sarebbe quella di limitare l’uso dei telefoni cellullari solamente per scopi didattici e tenerli spenti durante le tradizionali lezioni frontali.
Sui social media i commenti non si sono fatti attender. Maria, ad esempio, scrive: “Bene, anzi benissimo! Se lo facessero tutte le scuole, sarebbe una significativa risalita!”. E Daniela dice: “Anche i genitori dovrebbero vietarlo fino ai 14 anni. Arreca più danni che benefici”.
La Tecnica della Scuola chiede ai propri lettori se sono d’accordo con il divieto assoluto dell’uso del cellulare in classe.
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