Sulla faccenda delle dichiarazioni del maestro e giornalista Alex Corlazzoli sull’uso dei cellulari in classe da parte degli studenti commentando la decisione della rettrice delle scuole Malpighi di Bologna, Elena Ugolini. L’intervento di Corlazzoli ha provocato una reazione a catena di commenti sui social.
Secondo il giornalista, non si tratta di una buona idea, anzi, ha aggiunto una considerazione che ha animato il dibattito degli utenti: “Il problema, semmai, è un altro: perché i ragazzi in classe usano il cellulare al posto di farsi appassionare alla lezione di storia, di filosofia o di fisica? Perché c’è chi non sa insegnare”.
Un insegnante si trova d’accordo con il giornalista e commenta: “Concordo al 100%. Troppi aspiranti “sceriffi” di questi tempi e in tutti gli ambiti. Una scuola che ha paura della tecnologia a 360 gradi, riuscirà a rendere indigesto agli studenti persino quel poco di digitalizzazione che si sta cercando timidamente di implementare nelle aule italiane”; e un genitore scrive: “Mi associo al professore, ci sto passando con mio figlio alle superiori, loro neanche uno sguardo danno al cellulare se c’è un prof che gli fa bene le lezioni, concordo in pieno”.
Dall’altra parte, invece, un’utente non è sulla stessa linea e, adirata, ha affermato: “Personalmente dissento per due motivi che in realtà sono tra loro collegati: innanzitutto non è vero che per insegnare una materia non la si debba conoscere ma basta amarla e saperla trasmettere; come trasmettiamo se non conosciamo e non padroneggiamo? Secondo, non utilizzare il cellulare non è fare scuola ottocentesca, è semplicemente fare scuola badandosi sulla propria conoscenza, sulla propria capacità di trasmettere, interessare ed appassionare. Ovvio che sia più difficile farlo senza aiuti esterni ma non è forse il mestiere più difficile e al contempo più bello quello dell’insegnante? Non sarà invece che senza l’ausilio dei cellulari è più difficile è assai più faticoso “gestire” i ragazzi e tenere un buon livello di attenzione e coinvolgimento per tutta la durata della lezione? Non sarà che i primi ad essere seccati e a soffrire per i “l’antidemocratico sequestro dei cellulari” siamo noi adulti?”. E anche un’altra utente scrive: “Invece la scelta secondo me è azzeccata. Non si tratta di una imposizione, ma di un insegnamento. La scuola deve avere la priorità e le regole vanno rispettate. Il bambino, una volta adulto, ringrazierà”.
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