Dopo la decisione dello scorso anno da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di vietare i cellulare in classe agli studenti, ecco che una ds nella provincia di Caserta ha allargato il divieto anche a docenti e collaboratori scolastici.
Antonella Tafuri, dirigente dell’istituto statale Formicola, Liberi, Pontelatone ha invitato, con una circolare, docenti e collaboratori scolastici a depositare i propri cellulare in un contenitore.
Come si legge da uno stralcio della circolare pubblicata da Repubblica, “l’iniziativa è stata presa essendosi verificate diverse segnalazioni incresciose relative al personale scolastico”. Da qui “il divieto di usare il cellulare durante le lezioni e in orario di servizio trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui”.
Il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari scuola non costituisce una novità nel panorama legislativo italiano. Già nel 1998 si legge, presso lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti, che l’utilizzo del cellulare in aula durante le lezioni costituisce un “elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti”, confermato anche dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007. L’utilizzo per fini didattici è consentito con previa autorizzazione del docente, anche secondo il Piano Scuola Digitale promosso dal MI, che evidenzia nella relazione finale i rischi dell’utilizzo prolungato dei telefoni cellulari per i ragazzi.
“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza”, ha dichiarato Valditara, rassicurando che non sono previste sanzioni disciplinari in quanto “ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa – conclude il ministro – per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”.
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