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Divieto degli smartphone, le “lezioncine” dei politici

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Divieto degli smartphone, i politici provano fare “i professori”. Tentativo mal riuscito. Sono privi di autorevolezza. Dimenticano, inoltre, il contesto normativo.  La dichiarazione contraddittoria di M. Bussetti.

Divieto degli smartpthone, si riaccende il dibattito

Il divieto degli smartphone a scuola, torna a far discutere. Ci sono due proposte di legge a firma degli Onorevoli M.S. Gelmini (FI) e G. Latini, sintetizzate da quanto segue: “È vietata l’utilizzazione dei telefoni mobili e degli altri dispositivi di comunicazione elettronica da parte degli alunni all’interno delle scuole primarie, delle scuole secondarie di primo e di secondo grado e negli altri luoghi in cui si svolge l’attività didattica.”
Anche il Ministro è intervenuto maldestramente (lo spiegherò più avanti) sulla questione. Probabilmente “forzato” dalla presentazione delle due proposte legislative.  Ha dichiarato: “Con la legge andiamo avanti. Poi all’interno della stessa legge prevederemo un regolamento che permetta alle scuole di utilizzare gli strumenti per una didattica innovativa… eliminare i cellulari dalle classi va bene, ma non dimentichiamo che questi strumenti possono essere utili per la didattica, in particolare quella innovativa, nella quale si usano i device “

L’inutile lezioncina dei politici

Sono abituato a valutare l’operato di un parlamentare dalla sua esperienza pregressa.
Nel caso specifico vediamo il background di M.S. Gelmini e Giorgia Latini Della prima conosciamo l’esperienza come Ministro dell’Istruzione (2008-11). Deludente, disastrosa e fallimentare. Non per lei, ma per il l’istruzione, falcidiata da 8 miliardi di tagli.
G. Latini è avvocato, come la Gelmini, (nessuna informazione se ha esercitato) ed è stata assessore comunale. Risultato: i suddetti esponenti politici non hanno nessuna  esperienza di scuola! Si percepisce dai loro disegni di legge, avulsi dal contesto scolastico che da anni interagisce costruttivamente con la Direttiva Fioroni (15 marzo 2007) e recentemente con la Legge 71/17 art. 5 comma 2 che obbliga gli Istituti scolastici a dotarsi di un regolamento specifico per il contrasto al fenomeno del cyberbullismo. Introducendo il regolamento, implicitamente la legge 71/17 ha confermato la direttiva Fioroni. In questi anni le scuole hanno dimostrato di essere più avanti, rispetto alle “lezioncine dei politici”, grazie al contatto diretto con le problematiche giovanili. Da qui la decisione responsabile di molti Istituti, soprattutto comprensivi, di vietare “senza se e senza ma” l’utilizzo degli smartphone o di permetterne un uso regolamentato. In quest’ultimo caso mai irresponsabile o “scriteriato”.

Il Ministro Bussetti lo ha capito e cade in contraddizione

Pare averlo compreso il Ministro Bussetti che nella citata dichiarazione cade in contraddizione, annunciando il divieto degli smartphone (decisione già operativa con la Direttiva Fioroni), per poi lasciare la loro regolamentazione all’autonomia scolastica dei singoli istituti (D.P.R. 275/99). Il Ministro, infatti, ha dichiarato: “Penso che i telefonini non debbano esserci a scuola ma se venissero utilizzati in una didattica innovativa, ben venga. Devono essere regolamentati anche con l’autonomia delle singole scuole e poi ho fiducia nei nostri studenti: di fronte a una proposta di questo tipo, sapranno accettarla
Il Ministro Bussetti ripete il canovaccio dei compiti per le vacanze di Natale.
Prima annuncia una circolare, poi si rende conto che la decisione ultima spetta alle scuole e nello specifico ai docenti, limitandosi quindi a scrivere una letterina d’auguri.
Ho l’impressione che la politica governativa sia un “navigare a vista”, supportata da un’inadeguata azione parlamentare. Povera scuola!

di Gianfranco Scialpi