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Divieto di cellulari in classe, un esperimento in una scuola Usa dà ragione a Valditara: “Gli alunni stanno prosperando”

L’utilizzo della tecnologia in classe per fini didattici, ben voluto da piani d’investimento strutturali sia a livello contenutistico sia metodologico ha portato uno scontro tra vecchia e nuova scuola: molti si sono espressi a favore di una didattica libraria, tradizionale, legata al mero utilizzo di lavagna e gessetto, mentre altri sono consapevoli della portata tecnologica dei nuovi tools offerti dal mercato, tra cui le LIMs.

Per quanto concerne l’utilizzo degli smartphone, si è pronunciato in maniera assai risoluta l’esperto di didattica digitale Jan Heart, autore dei Top 200 tools for learning: la fruizione di tali strumenti deve essere compatibile con i piani metodologici ed obiettivi didattici, pertanto il ban totale dei dispositivi non è ammesso o non è pratica consigliata.

Da numerosi studi USA, al contrario, è emerso che il divieto assoluto garantisce un adeguato livello attentivo, produttività continuativa e maggiore coesione con i temi affrontati. Quale, dunque, il quadro europeo e statunitense circa i telefoni cellulari e le norme che regolano l’utilizzo di questi ultimi negli USA?

Il caso statunitense: la messa al bando dei cellulari nei campus ha risultati sorprendenti

Quando sono iniziate le lezioni in presenza dopo le prime quarantene del 2020 alla Buxton School, uno dei campus più noti e frequentati del paese, la facoltà ha notato che con l’aumentare dell’uso degli smartphone anche nelle aree comuni, il senso di comunità si è eroso a livelli impressionanti e gli studenti non hanno più interagito tra loro, secondo un rapporto del New York Post. 

Il preside Peter Beck ha dichiarato al quotidiano che “gli studenti avevano completamente dimenticato le basi dell’interazione faccia a faccia” poiché trascorrevano molto tempo dinanzi a schermi elettronici. Ha anche aggiunto che i ragazzi hanno avuto difficoltà a conversare tra loro e “la loro capacità di stare ed interagire con altre persone era completamente scomparsa”. Notando tutto ciò, la presidenza, in accordo con le famiglie, ha deciso di mettere al bando i telefoni cellulari nell’edificio e nelle sue pertinenze dall’inizio dell’anno scolastico corrente. Confrontandosi con i quotidiani locali, il responsabile dell’educazione ha dichiarato: “Gli studenti stanno prosperando. Si sono adattati così bene al cambiamento”.

Ha inoltre reso noto che il cambiamento si era rivelato necessario ma non pensava che fosse effettivamente possibile, non senza evidenti difficoltà. Beck ha descritto gli atteggiamenti di paura e timore che alcuni studenti hanno manifestato in sede d’annuncio. Ha continuato: “Non potevano immaginare come sarebbe non avere questo dispositivo che è diventato una parte cruciale di ogni secondo della loro vita”.

Nuove disposizioni di Valditara tra polemiche e circolari. Le norme già esistenti 

Il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari scuola non costituisce una novità nel panorama legislativo italiano. Già nel 1998 si legge, presso lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti, che l’utilizzo del cellulare in aula durante le lezioni costituisce un “elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti”, confermato anche dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007. L’utilizzo per fini didattici è consentito con previa autorizzazione del docente, anche secondo il Piano Scuola Digitale promosso dal MI, che evidenzia nella relazione finale i rischi dell’utilizzo prolungato dei telefoni cellulari per i ragazzi. 

“L’interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza”, ha dichiarato Valditara, rassicurando che non sono previste sanzioni disciplinari in quanto “ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa – conclude il ministro – per impedire nei fatti l’utilizzo improprio di questi dispositivi”.

Andrea Maggi

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