Dopo le proteste messe in atto dalle studentesse del liceo artistico Marco Polo di Venezia, in seguito al divieto imposto loro dall’insegnante di educazione fisica di presentarsi e fare sport con il top, arriva la versione della docente che smentisce buona parte del racconto delle sue alunne. Chiara Ponticelli è l’insegnante al centro della polemica dopo le accuse delle sue studentesse, ma tiene a precisare al ‘Corriere della Sera’: “Non mi sono mai permessa di dire alle ragazze di coprirsi perché avrebbero distratto i ragazzi. Sono studenti di 15 anni, in seconda”. E spiega poi la sua versione dell’accaduto: “Un giorno una studentessa non indossava un top, era proprio un reggiseno: le ho detto di tornare in spogliatoio e lei poi è arrivata a lezione normalmente. La lezione successiva c’erano cinque, sei ragazze che si sono presentate così, con aria di sfida. Ho detto loro che ci troviamo in un ambiente scolastico, è anche una questione di salute e di igiene e poi ventiliamo la palestra per il Covid, fa freddo”.
Sulla provocazione che l’abbigliamento avrebbe causato nei confronti dei maschi, la prof smentisce. “Hanno detto cose che non ho fatto, ma spero di parlare coi ragazzi e capirli. Ho detto di coprirsi perché sono anche io una mamma, invece loro hanno preso il tutto con aria di sfida. Chiedo solo un abbigliamento consono, magari in pantaloncini o mezze maniche”.
Le studentesse hanno manifestato nei giorni scorsi con lo slogan (riportato in uno striscione) “La scuola deve insegnare al rispetto, non cambiare i vestiti agli studenti”. L’insegnante ha confidato di aver ricevuto messaggi di solidarietà da parte di colleghi e anche alcuni di loro richiamano a un abbigliamento consono.