Ieri abbiamo parlato della petizione lanciata online da Daniele Novara che chiede al Governo di vietare l’uso dei social per i minori di sedici anni e del cellulare per i minori di quattordici. A dire la sua in merito è stato il giornalista Massimo Gramellini nella sua rubrica de Il Corriere della Sera.
“Mi associo idealmente ai firmatari della petizione che chiede di proibire l’uso dello smartphone ai minori di 14 anni e l’apertura di un profilo social ai minori di 16, estendendo il divieto già imposto dal governo agli studenti delle medie. Aderisco all’appello per il trasporto romantico che suscitano le cause perse”, ha esordito il conduttore, prima di fare qualche critica.
A suo avviso si tratta di un’utopia, di qualcosa di poco perseguibile: “Tutti — a cominciare dai bravissimi pedagogisti che lo hanno scritto, Novara e Pellai — saranno d’accordo nel riconoscere l’impossibilità che una società permissiva riesca a vietare proprio la cosa che i ragazzi desiderano sopra ogni altra, e a cui noi adulti per primi non siamo più assolutamente in grado di rinunciare, avendo delegato allo smartphone molte funzioni essenziali della nostra vita”.
Ecco quale potrebbe essere l’alternativa: “Una petizione che si accontentasse di proporne un uso più responsabile (e magari prevedesse una patente, come per auto e motorini) sarebbe forse un po’ meno irrealistica, per quanto lo smartphone sia stato pensato dal genio non del tutto benevolo di Steve Jobs per creare dipendenza”.
“Di sicuro quell’oggetto, che in italiano non ha neanche una parola che lo definisca (‘cellulare’ è generico, ‘telefono’ limitativo e fuorviante), ha deliberatamente sostituito la comunicazione con la connessione. Due termini che non sono sinonimi: si può essere iperconnessi e sentirsi terribilmente soli. L’importante è cominciare ad averne consapevolezza. Forse le petizioni impossibili servono a questo. A parlare di un problema, anzitutto rendendosi conto che c’è un problema”, ha concluso Gramellini.
“Chiediamo al Governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni”; questo il grido delle personalità che hanno firmato.
“È ormai chiaro che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media” si legge nell’appello, che vede Daniele Novara ed Alberto Pellai come primi firmatari. “I fatti lo dimostrano: nelle scuole dove lo smartphone non è ammesso, gli studenti socializzano e apprendono meglio. Prima dei 14-15 anni, il cervello emotivo dei minori è molto vulnerabile all’ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi”.
Nell’appello viene anche chiarito che “La nostra non è una presa di posizione anti-tecnologica ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale”.
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