La preside di un istituto comprensivo di Brindisi avrebbe deciso, racconta Il Fatto quotidiano, che tutti gli alunni delle classi elementari e medie della sua scuola devono indossare una divisa secondo i dettami dalla dirigente stessa imposti.
Scrive il Fatto:” Per i bambini della scuole elementari e della scuola secondaria di primo grado, è prevista una t-shirt bianca (preferibilmente con il logo dell’istituto); pantaloni blu/jeans (non strappati) sia per i maschi sia per le femmine e felpa con cappuccio grigio scuro e blu, con il simbolo della scuola”.
Non è detto a quali sanzioni sarebbero sottoposti coloro che non rispettano questa sorta di obbligo, però si raccomanda nella missiva diretta alle famiglie, con le indicazioni del vestiario, in quale negozio acquistare i capi richiesti.
Come è immaginabile, nessuna considerazione è prevista per quelle famiglie che non possono affrontare spese simili; né viene nello stesso tempo spiegata la logica per cui i ragazzi debbano indossare questa sorta di divisa.
In ogni caso, i conti per l’acquisto dell’abbigliamento sarebbero i seguenti: venti euro per le felpe; dodici euro per la maglietta a maniche corte e cinquanta centesimi in più per quella a maniche lunghe.
Ma anche i bambini dell’infanzia devono vestirsi secondo i gusti estetici della preside, al di là del costo e al di là del negozio che vende le divise e al di là delle visioni del mondo delle famiglie: gli allievi devono portare una t-shirt bianca e dei pantaloncini blu per i maschi e maglietta bianca e fuseaux blu per le femmine.
Immaginabile la fila di polemiche e di reazioni che una tale decisione sta provocando, mentre resta sempre ferma la domanda: e se si mandano a scuola i bambini senza la prescritta divisa, che succede? Vengono puniti i ragazzi? Non si fanno entrare a scuola? Si sanzioneranno le famiglie?
È vero che questa “utenza” frequenta la scuola dell’obbligo, ma una cosa è l’istruzione un’altra cosa è il vestiario, nel senso, in questo caso, della divisa fatta su misura delle preferenze estetiche della dirigente che forse, chissà, avrà avuto magari in mente, prima di darsi alla dirigenza, di fare la stilista presso qualche boutique.
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