Le versioni che stanno circolando sulla bozza di decreto relativa alla fine dell’anno scolastico e agli Esami di Stato, in procinto d’essere approvata dal Consiglio dei ministri previsto entro domenica 5 aprile, ha reso ancora più tesi i rapporti tra sindacati e ministero dell’Istruzione.
“Questo non è il momento delle polemiche, ma dev’essere per tutti, e anche per la ministra, il tempo della correttezza e della coerenza”, ha detto caldo Maddalena Gissi, segretario generale Cisl Scuola.
Secondo Pino Turi, leader Uil Scuola, è “singolare” che ciò avvenga dopo “una video conferenza con la responsabile del dicastero di Viale Trastevere, alla presenza del Viceministro e del Sottosegretario di Stato”, durante la quale “nulla sia stato detto alle organizzazioni sindacali che lei stessa aveva convocato”.
Il giorno dopo, le posizioni critiche sono state confermate dalla Gilda. Il suo coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, ha ripercorso l’operato della ministra degli ultimi dieci giorni.
“Il giorno 23 marzo, verso le ore 21 – scrive il sindacalista – senza nessuna consultazione preventiva dei Sindacati scuola, sul sito del Ministero dell’Istruzione viene pubblicata, e subito dopo segnalata ai giornalisti con un’e-mail inviata dall’Ufficio stampa, l’Ordinanza sulla mobilità. Anzi, viene inviata in posta elettronica ai sindacati alle ore 14.30 del giorno successivo, quando tutti gli organi di informazione l’aveva ampiamente diffusa”.
Per Di Meglio, quell’azione risulta “uno sfregio ed una scorrettezza senza precedenti nella storia della scuola, di cui è veramente difficile comprendere il motivo”.
Il leader della Gilda, passa quindi al “1° aprile, alle ore 9”, quando “il Ministro incontra in videoconferenza i Segretari dei sindacati rappresentativi, bacchettandoli e lamentando di essere stata attaccata, rovesciando in pratica la frittata. Nel merito, non fornisce risposta alle richieste di informazioni dei sindacati riguardo la conclusione dell’anno scolastico. Rinvia a tavoli tecnici, comunicando che il calendario sarebbe stato inviato alle ore 13 dello stesso giorno. Ma era il 1° aprile, infatti il calendario non si è visto”.
“Lo stesso 1° aprile – continua Di Meglio – Il Sole 24 Ore pubblica nel suo sito particolareggiate indiscrezioni sulla bozza di decreto che si sta predisponendo. Il giorno successivo, 2 aprile”, spunta sul web “la prima bozza del decreto. Ne seguirà un’altra”, ma una versione di quelle bozze “non viene” mai inviata “ai sindacati che rappresentano un milione di lavoratrici e lavoratori del mondo della scuola”.
Il commento del sindacalista Gilda è una sferzata verso la ministra Lucia Azzolina: “L’emergenza richiede coinvolgimento delle parti sociali, collaborazione ed unità di intenti, cioè il modus operandi che stanno attuando il Presidente del Consiglio e tutta la Pubblica Amministrazione, ad eccezione della Scuola, dove si prefigurano anche interventi che toccheranno il contratto e l’ordinamento giuridico degli organi collegiali”.
Di Meglio dice che non vuole alimentare “polemiche, ma non è possibile rimanere in silenzio di fronte a un comportamento istituzionalmente inaccettabile: la grave emergenza che il Paese tutto sta affrontando, non può costituire un pretesto per bypassare il confronto democratico con i docenti e il personale scolastico”.
Durissimo è anche il commento di Stefano d’Errico, a capo dell’Unicobas, che parla di “stato giuridico stravolto” e di un comportamento, da parte del ministero dell’Istruzione, senza la “minima correttezza istituzionale e costituzionale”
Cercano “di imporci per legge – continua d’Errico – ciò che in nessun paese democratico s’è mai fatto: norme contrattuali stravolte e la modifica di tutta la normativa, nonché dello stato giuridico vigente nella Scuola. Non gli basta che si lavori sulla continuità pedagogica: vogliono assolutamente la didattica a distanza e vogliono che si faccia esattamente come dicono loro”.
Il segretario generale dell’Unicobas, quindi, decide di percorrere una doppia strada: quella della “disubbidienza civile, che chiediamo al personale di attuare, e quella di una protesta formale dell’Unicobas che – conclude d’Errico – manderemo al presidente Sergio Mattarella, come accadde con la Legge 107 del 2015″.
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